Da una parte ci sono le nuove proposte di pensionamento per il 2026. Dall’altra, l’anticipo pensionistico Ape Sociale, in scadenza il 31 dicembre 2025, con possibile conferma senza correttivi per il prossimo anno. Tanto basta, in attesa di nuove prospettive per l’accesso alla pensione anticipata, a fare dell’Ape Sociale una misura di cui non è pensabile non tener conto.
Questo porta molti lettori a chiedersi: “Chi può davvero andare in pensione a 63 anni e 5 mesi? Quali contributi servono? Cosa succede dopo il 2025?”
Per approfondire in modo chiaro e pratico questi interrogativi, ti segnalo un contributo utile: il video “Pensione 2025: come funziona Ape Sociale 2025?” realizzato da Daniele Stroppiana – l’Assicuratore senza Sorprese.
Per rispondere a queste domande è necessario analizzare le disposizioni normative della misura. L’anticipo pensionistico è stato introdotto dall’articolo 1, commi 179 e seguenti, della legge n. 232/2016, come strumento di pensionamento selettivo, nato in via sperimentale e prorogato più volte dalle leggi di Bilancio. Permette di lasciare il lavoro prima dei 67 anni, ma solo a chi rispetta precisi requisiti anagrafici e, soprattutto, contributivi.
L’Ape Sociale non è una pensione definitiva, ma un’indennità mensile erogata dall’INPS, che accompagna il lavoratore fino all’età della pensione di vecchiaia, oggi fissata a 67 anni.
L’importo del trattamento è pari alla pensione maturata al momento dell’uscita, ma non può superare i 1.500 euro lordi al mese.
La misura non è reversibile e non prevede l’accredito della tredicesima. Inoltre, non è cumulabile con i redditi da lavoro. In pratica, se l’assegno è basso e il beneficiario valuta un reinserimento lavorativo, deve rispettare un tetto massimo di 8.000 euro annui per lavoro dipendente e 4.800 euro annui per lavoro autonomo, pena la decadenza dal beneficio.
Per accedere all’Ape Sociale occorre soddisfare due condizioni generali:
Si tratta infatti di una misura riservata a una platea selezionata di lavoratori:
Per le donne è prevista una riduzione del requisito contributivo: uno sconto di 12 mesi per ogni figlio, fino a un massimo di due anni.
Per accedere al trattamento è necessario presentare la domanda di verifica del diritto. L’INPS ha fissato scadenze rigide:
Chi non rispetta questi termini rischia di perdere l’accesso per l’anno in corso. L’Ape Sociale è infatti finanziata con risorse predeterminate, e la verifica dei requisiti avviene in base a tali finestre. L’ultima scadenza è fissata al 31 dicembre 2025: oltre tale data, la misura non è garantita, salvo proroghe.
Il futuro dell’Ape Sociale è uno dei temi più sensibili, poiché coinvolge milioni di lavoratori. Dal 1° gennaio 2026, se la misura non sarà prorogata, i lavoratori in condizioni di difficoltà non avranno più accesso a un canale privilegiato di pensionamento anticipato.
L’ipotesi più discussa è quella di un canale unico a 64 anni, con assegno calcolato interamente con il metodo contributivo e possibile inclusione del TFR. Una misura che sostituirebbe l’Ape Sociale, Quota 103 e Opzione Donna.
La Ragioneria Generale dello Stato ha più volte segnalato che il mantenimento di strumenti di flessibilità anticipata comporta costi aggiuntivi. La sostenibilità finanziaria resta quindi il vero nodo della questione: ogni proroga o nuova misura dipenderà dagli equilibri del bilancio 2026.