Hanno ragione le famiglie a chiedersi: “Quanto costa davvero crescere un figlio in Italia?” È una delle prime domande che molti genitori si pongono già prima della gravidanza, quando, rompendo il silenzio, si inizia a progettare la crescita della famiglia. E sì, oggi i figli si programmano in largo anticipo, cercando di evitare la classica “zappa sui piedi”.
Durante la gravidanza, le domande più frequenti diventano: “Quali spese dovremo affrontare ogni anno?”, “Esistono aiuti concreti dallo Stato?”, “Conviene affidarsi ai bonus o pianificare da soli?”. Forse anche per queste preoccupazioni si spiega in parte il calo delle nascite. I dubbi sono tanti e sono tutti legittimi, soprattutto se si considera che portare un bambino dalla nascita alla maggiore età significa affrontare un esborso medio di circa 156 mila euro.
Da un lato c’è la necessità di sostenere la crescita delle famiglie con nuove misure, aumenti degli assegni e interventi in fase di discussione, per aggiornare il pacchetto degli aiuti in scadenza e renderli più adatti alle esigenze a partire dal 2026.
La cifra dei 156 mila euro non è casuale: deriva da un’analisi che ha preso in considerazione oltre 150 voci di spesa, dall’alimentazione all’istruzione, fino alle attività extrascolastiche e ai dispositivi tecnologici. Il calcolo, diffuso da Moneyfarm e ripreso da la Repubblica, si basa su dati ISTAT e sugli indicatori dei prezzi al consumo. Non è un numero fisso e universale, ma varia in base al reddito della famiglia, alla città di residenza e al livello di servizi pubblici disponibili.
In generale, la voce che pesa di più è la scuola. Come riportato da La Stampa, le spese scolastiche per elementari, medie e superiori sono aumentate di oltre 3.000 euro rispetto al 2022. A incidere non sono solo libri e quaderni, ma anche mensa, corsi integrativi, doposcuola e materiale tecnologico.
Il punto critico arriva nell’adolescenza, quando le spese si ampliano ulteriormente: a quelle scolastiche si aggiungono smartphone, computer e tablet, ormai strumenti indispensabili non solo per i ragazzi, ma anche per lo studio.
Già nei primi anni di vita del bambino si registrano spese importanti: pannolini, nido, prodotti per la cura e l’igiene. In questa fase una famiglia può arrivare a spendere fino a 27.000 euro nei soli primi tre anni, se sceglie un nido privato o deve ricorrere a una babysitter.
Con l’ingresso a scuola le spese aumentano ulteriormente: sport, attività artistiche, vacanze studio e abbigliamento diventano voci rilevanti del bilancio familiare. Nell’adolescenza, come accennato, tecnologia e attività extrascolastiche acquistano un peso centrale.
Non mancano, però, gli strumenti introdotti dal governo per contenere parte del carico economico. Nella Legge di bilancio 2025 è stata innalzata la soglia massima detraibile per le spese scolastiche: da 800 a 1.000 euro per studente, con una detrazione al 19%. Il beneficio si riduce oltre i 120.000 euro di reddito annuo e scompare sopra i 240.000.
Sono stati aggiornati anche i prestiti universitari con garanzia statale, che permettono agli studenti di finanziare gli studi e iniziare a restituire solo dopo la laurea. Per chi si trasferisce in un’altra città è prevista una detrazione del 19% sull’affitto fino a 2.633 euro l’anno, purché il contratto sia regolare e l’ISEE entro i limiti previsti.
Regioni e Comuni, inoltre, mettono a disposizione voucher per libri di testo e materiale scolastico, mentre la cedola libraria continua a garantire gratuitamente i testi della scuola primaria.
Il costo di crescere un figlio varia anche in base al territorio. A Milano o Roma, ad esempio, può risultare almeno il 20% più alto rispetto alla media nazionale. Al contrario, nelle province più piccole e con servizi pubblici efficienti, le spese risultano più contenute.
Anche il reddito familiare incide: chi guadagna di più spende inevitabilmente di più, ma ha accesso a meno agevolazioni. Le famiglie con redditi più bassi, invece, possono usufruire di una rete più ampia di bonus e contributi, che aiutano ad alleggerire proporzionalmente il bilancio familiare.