22 Sep, 2025 - 16:03

Come finisce e dov'è stato girato "Overdose"?

Come finisce e dov'è stato girato "Overdose"?

 Hollywood non ha il monopolio dei thriller esplosivi: ci ha pensato la Francia con "Overdose", film diretto da Olivier Marchal, ad alzare l’adrenalina su Prime Video. Azione sfrenata, inseguimenti mozzafiato e colpi di scena a raffica: il film è un cocktail che non lascia fiato allo spettatore.

Ma dov’è stato girato questo action europeo che sembra uscito direttamente da un blockbuster americano? E soprattutto: cosa succede davvero nel finale? Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Le location di "Overdose": tra Francia e Occitania

Il film "Overdose" - rilasciato nel 2024 - non ha scelto a caso le sue ambientazioni. Olivier Marchal ha voluto dare respiro internazionale alla storia, sfruttando scenari che alternano città storiche, strade trafficate e paesaggi suggestivi.

Le riprese si sono svolte in diverse località francesi, con una forte concentrazione nella regione dell’Occitania, una terra che mescola modernità e tradizione e che qui diventa il palcoscenico di inseguimenti e sparatorie.

Ecco i luoghi principali dove sono state girate le scene più iconiche del film:

  • Carri-le-Rouet: è qui che avviene una delle consegne della droga, in un’atmosfera sospesa tra mare e traffici illegali.
  • Perpignan: la prefettura della città è stata trasformata in quartier generale della polizia, rendendo le sequenze investigative ancora più realistiche.
  • Carcassonne: famosa per la sua cittadella medievale, qui le folle si radunano per una scena cruciale legata al recupero della droga.
  • Tolosa: non poteva mancare, essendo una delle città principali del Sud-Ovest francese, cornice ideale per diverse sequenze urbane.
  • Parigi: la capitale fa da sfondo ad alcune delle parti più drammatiche del film, compresi gli eventi legati agli omicidi dei bambini.

In questo mosaico di location, l’Occitania si conferma cuore pulsante del film: un territorio ricco di identità e contrasti che Marchal ha saputo trasformare in un set naturale per il suo thriller ad alto tasso di tensione.

Trama di "Overdose": tra droga, infiltrati e omicidi

La forza di "Overdose" sta tutta nella sua trama che non concede tregua. Igor Reynald, apparentemente un ex detenuto tornato alla malavita, è in realtà un agente sotto copertura che collabora con la squadra antidroga. Viene reinserito nella banda del boss Castroviejo grazie all’amico Garcia, un criminale senza remore.

Parallelamente, a Parigi, due bambini vengono uccisi brutalmente in un ospedale pediatrico. Un delitto tanto inspiegabile quanto atroce che mette in moto il capo della polizia Richard Cross. Qui il thriller si biforca: da una parte il traffico internazionale di stupefacenti, dall’altra l’indagine su un duplice omicidio infantile che sembra avere motivazioni oscure.

Questi due filoni narrativi si intrecciano progressivamente, in un crescendo di tensione che mescola sparatorie, corruzione, amori tossici e dilemmi morali. Marchal dosa azione e melodramma, tenendo lo spettatore agganciato anche quando i personaggi sembrano seguire cliché già visti.

Spiegazione del finale di "Overdose": la verità

Il finale è un rollercoaster emotivo che risponde a tutte le domande lasciate in sospeso. Reynald viene tradito da Garcia, che lo scopre come talpa e lo sottopone a una tortura brutale. Said, sospettoso ma ingenuo, viene eliminato senza pietà. La polizia arriva troppo tardi: Reynald muore tra le braccia di Sara, la sua unica ancora di redenzione.

Garcia non la passa liscia: viene ucciso in uno scontro sanguinoso, in un chiaro messaggio che la giustizia ufficiale non sempre basta. Qui Marchal spinge sull’idea di una legge parallela, quella della strada e della polizia stanca di vedere i boss uscire di prigione grazie alla corruzione.

Ma l’elemento che scuote di più il pubblico è la rivelazione sugli omicidi dei bambini. Non sono collegati direttamente al traffico di droga, bensì a una faida familiare intrisa di vendetta e malintesi. Wahid e Leila hanno assassinato Ali e Jerome per errore, convinti che il padre di Ali fosse un informatore. In realtà, l’uomo aveva contattato l’ambasciata solo per curare il figlio malato. Una tragedia nata da un abbaglio, che rende le morti dei bambini ancora più insensate e devastanti.

Perché "Overdose" è un action da vedere senza troppe pretese

C’è chi lo ama e chi lo stronca, ma una cosa è certa: "Overdose" non finge di essere ciò che non è. Non è un noir psicologico alla francese, non è un dramma morale degno di Cannes. È, piuttosto, un film che corre veloce, come le macchine che incendiano l’asfalto nelle scene più spettacolari.

Marchal dedica l’opera a Jean-Paul Belmondo, evocando il mito di un cinema fisico e diretto. La critica l’ha definito ambizioso, forse troppo, ma il pubblico di Prime Video lo ha premiato con visualizzazioni altissime. La sua forza sta nell’essere puro intrattenimento: violento, frenetico, a volte sopra le righe, ma sempre coerente con la promessa iniziale.

Insomma: se cercate filosofia, passate oltre. Se invece volete due ore di adrenalina e colpi di scena, "Overdose" fa al caso vostro.

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