22 Sep, 2025 - 21:03

Jimmy Kimmel e Disney, intesa sempre più vicina

Jimmy Kimmel e Disney, intesa sempre più vicina

La sospensione a tempo indeterminato di Jimmy Kimmel da parte di ABC, una controllata Disney, ha innescato una tempesta perfetta, trasformando un conflitto apparentemente isolato in un referendum nazionale sulla libertà di parola, la responsabilità aziendale e il potere del pubblico.

Ora, in un braccio di ferro che ha visto entrambe le parti trincerarsi dietro le proprie posizioni, un nuovo sviluppo ci fa sperare in un primo, cauto passo verso la de-escalation: la troupe del Jimmy Kimmel Live! riceverà il proprio stipendio, un segnale che potrebbe preludere al ritorno del conduttore, ma in un panorama irrimediabilmente cambiato.

Aria di accordo tra Jimmy Kimmel e la Disney

La crisi è nata da un ultimatum. In seguito a un commento satirico su Charlie Kirk, la Disney ha posto a Kimmel una scelta netta: porgere le proprie scuse o affrontare le conseguenze.

Il rifiuto di Kimmel, motivato dalla convinzione che le sue parole fossero state decontestualizzate e la sua satira deliberatamente fraintesa, ha rappresentato un atto di sfida non solo nei confronti del suo datore di lavoro, ma anche verso la crescente cultura della reazione immediata. La risposta della Disney è stata rapida e drastica: la rimozione del suo talk show di punta dalla programmazione.

I dirigenti, probabilmente, avevano calcolato il rischio, presumendo che la controversia si sarebbe placata. Hanno commesso un errore di valutazione colossale.

Insurrezione mediatica e dei consumatori

Ciò che è seguito non è stata una semplice protesta, ma una vera e propria insurrezione mediatica e dei consumatori. La reazione è stata immediata e su più fronti.

Celebrità di primo piano hanno espresso solidarietà a Kimmel, minacciando di boicottare qualsiasi progetto legato alla Disney. I fan, sentendosi traditi, hanno lanciato campagne sui social media e, cosa ben più tangibile, hanno iniziato a cancellare in massa i loro abbonamenti a Disney+, causando, secondo quanto riferito, il blocco tecnico delle pagine di disdetta per l'eccessivo traffico.

L'azienda, che ha costruito il suo impero sull'immagine di un marchio affidabile e familiare, si è trovata improvvisamente dipinta come un censore ipocrita, un gigante corporativo che sacrifica i principi sull'altare del quieto vivere e della minimizzazione del rischio.

È in questo contesto di crisi di immagine e di perdite finanziarie che va interpretato l'ultimo sviluppo. La decisione di pagare la troupe del Jimmy Kimmel Live! non è un atto di benevolenza, ma una mossa strategica calcolata.

Nel gergo dell'industria, è un segnale inequivocabile: l'azienda si aspetta che lo show torni in produzione. Mantenere il team a libro paga significa evitare che talenti e personale tecnico essenziale cerchino lavoro altrove, garantendo una ripartenza rapida qualora si raggiungesse un accordo.

È, di fatto, il primo ramoscello d'ulivo offerto dalla Disney, una tacita ammissione che la linea dura non ha funzionato e che il costo di un'assenza prolungata di Kimmel è diventato insostenibile.

Questo cambia radicalmente le dinamiche del negoziato. Se inizialmente la Disney deteneva tutto il potere, ora la leva si è spostata. Kimmel, forte del travolgente sostegno pubblico, non è più solo un dipendente in attesa di giudizio, ma il simbolo di una causa che ha messo in ginocchio la macchina delle pubbliche relazioni di uno dei conglomerati più potenti del mondo.

Pace fatta? Non ancora

Tuttavia, un ritorno allo status quo è tutt'altro che garantito. Sebbene le parti si stiano muovendo verso una risoluzione, la vera domanda non è se Kimmel tornerà, ma a quali condizioni.

È improbabile che la Disney, pur essendo in una posizione di debolezza, rinunci a imporre qualche forma di compromesso. Potrebbero esserci nuove clausole, direttive editoriali più stringenti, un accordo che, pur riportando Kimmel in onda, potrebbe lasciargli l'amaro in bocca di una vittoria di Pirro.

D'altro canto, Kimmel potrebbe decidere che qualsiasi concessione, per quanto piccola, tradirebbe il principio per cui ha combattuto, spingendolo a rompere definitivamente con la rete.

Indipendentemente dall'esito, il danno all'immagine della Disney è profondo e, per molti, irreparabile. 

Anche se Kimmel dovesse tornare domani, la percezione pubblica sarà inevitabilmente quella di una decisione dettata non da un riesame morale, ma da un freddo calcolo finanziario. La Disney non riporterebbe indietro un conduttore perché ha riconsiderato la propria posizione sulla satira, ma perché il boicottaggio sta costando troppo.

Questa vicenda si concluderà, ma lascerà certamente una cicatrice.

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