Con un cast guidato da Zoe Saldaña e Nicole Kidman, la nuova serie di Taylor Sheridan, ora aggiunta su Netflix, è un concentrato di adrenalina, patriottismo e azione esplosiva.
Non cerca la profondità di un dramma d'autore, ma si impone come un thriller impeccabile, un "Mission: Impossible" al femminile che non chiede scusa per la sua natura.
Diciamolo subito e senza vergogna: Operazione Speciale Lioness è un'assurdità. Ma è un'assurdità brillantemente confezionata, un intrattenimento ad alto budget splendidamente costruito su premesse narrative che sfidano la logica.
E questo, intendiamoci, non è un difetto, ma un complimento. In un panorama televisivo saturo di drammi, c'è un bisogno vitale di prodotti onesti, non cinici, che sappiano fare una sola cosa, ma alla perfezione: intrattenere.
La nuova creatura di Taylor Sheridan, già architetto di universi narrativi come Yellowstone e Mayor of Kingstown, si inserisce esattamente in questa nicchia.
Ecco il trailer:
La serie prende spunto da un programma realmente esistito della CIA, che prevedeva l'impiego di personale militare femminile per interagire con le donne locali durante le operazioni in Iraq e Afghanistan, un ruolo inizialmente di supporto che si è poi evoluto in compiti di intelligence. Sheridan prende questo seme di realtà e lo innaffia con una dose massiccia di testosterone narrativo, costruendo un'unità d'élite di marine tutte al femminile, le "Leonesse", il cui compito è infiltrarsi nelle cerchie intime dei più pericolosi terroristi del mondo.
Al comando di questa squadra troviamo Joe, interpretata da una Zoe Saldaña intensa e credibile.
È una veterana temprata da anni sul campo, una leader capace di prendere decisioni spietate, come quella che vediamo nei primi minuti: ordinare un attacco aereo su un complesso dove una delle sue agenti è stata scoperta, condannandola a morte per evitare la tortura.
Ma Joe non è solo un soldato; è anche una madre e una moglie, un dualismo che la sceneggiatura cerca di esplorare, anche se per ora in modo superficiale, mostrando un logorio emotivo che fa da contrappunto alla sua durezza professionale.
La perdita dell'agente costringe Joe a reclutare una nuova leva. Entra in scena Cruz Manuelos (un'ottima Laysla De Oliveira), un personaggio che sembra uscito da un manuale di sceneggiatura per eroi d'azione.
È una giovane donna fuggita da un passato di abusi che ha trovato nei Marine non solo una via di fuga, ma la sua vera vocazione. È la più forte, la più veloce, la più determinata.
Supera i record maschili nei test fisici e risponde con una serietà imperturbabile a dialoghi carichi di retorica patriottica ("Proteggiamo i deboli. Siamo spietati in questo impegno"). Quando le viene detto che per unirsi alle Leonesse dovrà rinunciare alla sua vita, la sua risposta è lapidaria: "Non ho una vita, signore". È l'archetipo dell'eroe solitario e spezzato, pronto a sacrificare tutto per una causa più grande.
Se Saldaña e De Oliveira sono il motore pulsante della serie, le guest star di lusso come Nicole Kidman e Morgan Freeman ne rappresentano la cornice prestigiosa.
Kidman interpreta il capo di Joe, una figura di potere tenuta volutamente in penombra, le cui apparizioni sono brevi e incisive. Tuttavia, è difficile non notare come il suo volto, quasi privo di mobilità, renda complessa la trasmissione di quelle sfumature emotive che il suo ruolo richiederebbe.
Il pilot imposta la missione centrale: Cruz dovrà infiltrarsi, sotto falsa identità, nella vita di Aaliyah (Stephanie Nur), la figlia di un potente finanziatore del terrorismo. Il modo in cui avviene il primo contatto, un incontro casuale in un grande magazzino di lusso, è di una semplicità quasi disarmante, uno degli elementi che contribuisce a definire la natura "assurda" ma funzionale della narrazione.
Non c'è spazio per le sottigliezze in Lioness. È un Top Gun senza aerei, un Mission: Impossible con protagoniste femminili. L'eccezionalismo americano è il carburante che alimenta ogni scena, e la regia è stilosa, il ritmo impeccabile. Eppure, sotto la superficie patinata, si intravedono spunti interessanti.
La dinamica conflittuale ma destinata a evolvere tra Joe e Cruz promette scintille, e la performance di De Oliveira, con la sua energia cruda e intransigente, conferisce al suo personaggio una freschezza rara.
Insomma Lioness non aspira a essere la prossima grande serie drammatica. È un thriller di spionaggio robusto, ben girato e recitato con convinzione, che sa esattamente cosa vuole essere e non tradisce mai le sue premesse. È intrattenimento puro, e in questo, è già un successo.