Gli italiani sul caffè battono le previsioni. Il costo del caffè al bar non è più inchiodato al palo, ma variabile e in continuo aumento. Lo dicono i numeri, con una crescita del 3,4% rispetto all’anno scorso. È quindi chiaro che molti lettori si chiedono: “Ma quanto costa oggi un caffè al bar?” oppure “Perché i prezzi aumentano così velocemente?”. Domande da cui emerge una forte percezione di cambiamento, poco gradita e condivisa da milioni di italiani. Non a caso, le ricerche più frequenti riguardano proprio quesiti come “caffè 2 euro: è giusto?” o “quanto costa un caffè al bar in Italia oggi?”.
Alcuni iniziano la giornata con il piede destro e una tazzina di caffè a casa, altri invece considerano il primo espresso al bar un rito di passaggio per cominciare bene la giornata. In ogni caso resta un gesto quotidiano che accomuna milioni di italiani, e proprio per questo il suo costo non passa inosservato.
Ma la verità è che dietro a quel rito si nasconde un mondo fatto di statistiche, norme fiscali e andamenti globali che incidono sulla vita del consumatore. La normativa fiscale, ad esempio, parla chiaro: l’IVA per le bevande servite nei bar è fissata al 10% (articolo 16 DRP 633/1972), mentre la stessa miscela acquistata al supermercato è tassata al 22%. Questo basta a chiarire come il prezzo finale non sia mai soltanto il valore del chicco, ma il risultato di un insieme complesso di voci.
Secondo l’ultima classifica pubblicata da QuiFinanza, oggi il costo del caffè al bar si aggira in media attorno a 1,22 euro, con un incremento del 3,4% rispetto al 2024. La mappa dei prezzi, però, è tutt’altro che uniforme: a Benevento la tazzina costa in media 1,49 euro, mentre a Catanzaro si resta vicini a 1,00 euro.
Associazioni di categoria come Unimpresa, riportate da TG Poste, prevedono che entro la fine del 2025 la soglia dei 2 euro sarà raggiunta in molte città, soprattutto nei locali dei centri storici e nelle aree turistiche. Non mancano però le polemiche: una recente inchiesta de la Repubblica ha messo in discussione il caso Benevento, segnalando come le rilevazioni statistiche rischino di sovrastimare i prezzi reali se non si distinguono i bar del centro da quelli di periferia.
Molti credono che il costo del caffè al bar dipenda soprattutto dal chicco. Sicuramente la qualità incide, ma non in misura determinante. Sfatiamo dunque un mito: la materia prima pesa pochissimo. Secondo diverse stime, il valore del caffè verde in una tazzina non supera i 10-15 centesimi. Tutto il resto è una somma di costi invisibili ma essenziali.
Tra questi troviamo l’energia elettrica indispensabile per far funzionare macchine e impianti, la manutenzione e l’ammortamento delle attrezzature, gli stipendi del personale, le spese di gestione del locale (affitto, utenze, tasse comunali) e naturalmente il peso della fiscalità.
Come ricorda un’analisi pubblicata da Business Online, il vero motivo per cui il prezzo lievita è che la tazzina incorpora una rete di spese fisse, a cui ogni barista aggiunge il margine commerciale necessario a sostenere la propria attività.
Negli ultimi due anni si è creata quella che Il Sole 24 Ore ha definito una vera e propria “tempesta perfetta”. L’aumento delle bollette, i trasporti più costosi e le crisi climatiche che hanno colpito grandi produttori come Brasile e Vietnam hanno ridotto l’offerta mondiale e fatto salire i prezzi.
A questo scenario si aggiungono le nuove normative europee sulla sostenibilità e sulla tracciabilità della filiera, che richiedono investimenti aggiuntivi ai torrefattori e inevitabilmente si riflettono sul consumatore finale.
Inoltre, i bar situati in aree turistiche o nei centri cittadini tendono ad applicare prezzi più alti rispetto a quelli di quartiere, accentuando le differenze territoriali. Non sorprende quindi che molti analisti prevedano il raggiungimento dei 2 euro a tazzina entro la fine del 2025.
Parlare di prezzo medio può essere fuorviante. Ordinare un espresso a Venezia, in piazza San Marco, non ha lo stesso peso economico che berlo in un piccolo bar di provincia.
L’inchiesta de la Repubblica sul “caso Benevento” ha sottolineato proprio questo: i dati ufficiali vanno letti con prudenza, perché non sempre riflettono le reali abitudini di consumo e le differenze tra aree urbane, periferiche e turistiche.
Perché il caffè al bar costa di più che a casa?
Perché non paghi solo la materia prima, ma anche il servizio, il personale, le attrezzature e i costi di gestione del locale.
Qual è il costo reale del caffè nella tazzina?
Circa 10-15 centesimi. Il resto del prezzo è composto da spese operative, tasse e margine commerciale.
Arriveremo davvero a 2 euro per un espresso?
Le previsioni di associazioni di categoria e osservatori economici dicono di sì, soprattutto nei bar dei centri storici e nelle zone turistiche.