Se ami gli horror che non si limitano al classico "jump scare" ma affondano le radici in misteri familiari, rituali voodoo e atmosfere paludose, "Oscure Presenze" - per gli amici "Jessabelle" - è esattamente ciò che fa per te.
Diretto da Kevin Greutert, già noto per aver messo mano ad alcuni capitoli di "Saw", il film porta sullo schermo una Sarah Snook ancora lontana dal successo planetario di "Succession", ma già magnetica e convincente nei panni della protagonista. Accanto a lei, Mark Webber, David Andrews e Joelle Carter, tutti incastrati in una storia che mescola lutti, case infestate, antiche cassette VHS e un segreto oscuro e scioccante.
Il film punta tutto sul contrasto fra la vita reale di Jessie, segnata da un tragico incidente, e il mondo soprannaturale che sembra bussare alla sua porta in continuazione. Il tocco di folklore locale (siamo in Louisiana nondimeno), con richiami al voodoo e all’elemento spirituale radicato nella cultura del Sud degli Stati Uniti, rende l’atmosfera ancora più densa e inquietante.
Ecco, quindi, tutto ciò che devi sapere sulla pellicola terrificante di Kevin Greutert.
Uno dei punti forti di "Oscure Presenze" è l’atmosfera. La storia è ambientata in Louisiana, terra di paludi, misteri e leggende voodoo: non c’è ambientazione più azzeccata per un horror che vuole intrecciare spettri e radici culturali del Sud. Gli esterni trasudano di umidità, con acque stagnanti, vegetazione soffocante e casolari che sembrano congelati nel tempo.
Eppure, sorpresa: le riprese non si sono svolte davvero in Louisiana, ma a Wilmington, in North Carolina. Questa scelta è stata dettata da esigenze produttive, visto che la città offre strutture logistiche e location capaci di ricreare fedelmente gli scenari bayou. La magia del cinema, insomma: quello che vediamo sullo schermo non è sempre ciò che sembra.
Tra i luoghi più suggestivi utilizzati spicca la Clarendon Plantation, una piantagione dallo stile antico perfetta per evocare la decadenza e i fantasmi del passato. Altre scene sono state girate in zone paludose del North Carolina, capaci di trasmettere quella sensazione claustrofobica di isolamento e pericolo che accompagna Jessie in ogni passo.
Wilmington, d’altra parte, è una meta molto amata dalle produzioni hollywoodiane: qui sono stati girati altri film e serie dal forte impatto visivo, grazie alla varietà di paesaggi che riescono a impersonare più Stati americani.
Così, mentre la storia ci porta nel cuore della Louisiana, in realtà il set era centinaia di chilometri più a nord. Un dettaglio curioso che, però, non toglie nulla all’atmosfera: il risultato finale è un horror che sembra impregnato del mistero del Sud, con quell’alone di decadenza e spiritualità che rende "Oscure Presenze" ancora più inquietante.
La storia parte con un evento drammatico: Jessie Laurent perde il fidanzato e la gravidanza in un incidente stradale. Costretta su una sedia a rotelle, decide di trasferirsi dal padre in Louisiana, in una casa che sembra respirare segreti da ogni muro - e trasudare muffa e sangue. Qui, nella sua vecchia stanza, scopre delle videocassette registrate anni prima dalla madre Kate, morta di tumore poco dopo la nascita di Jessie.
Le registrazioni, che iniziano come messaggi affettuosi, presto virano verso predizioni oscure, letture di tarocchi e avvertimenti inquietanti: una presenza indesiderata aleggia intorno a lei. Da quel momento, la vita di Jessie diventa un incubo
Visioni notturne, figure spettrali di una donna dai capelli neri e rituali voodoo che sembrano provenire da un passato che non le appartiene, ma che la reclama con insistenza cominciano a infestare le sue giornate. L’orrore cresce quando Jessie scopre, insieme all’amico d’infanzia Preston, una tomba nascosta con i resti di una bambina chiamata Jessabelle.
Il mistero si infittisce con nastri segreti, simboli e apparizioni sempre più violente.
Arrivati al terzo atto, "Oscure Presenze" alza la posta in gioco e cala la carta più forte: la verità nascosta per anni. Jessie, ormai allo stremo dopo i continui incubi e le apparizioni violente, scopre che la sua esistenza è stata costruita su una bugia enorme. Non è lei la bambina che Kate e Leon hanno cresciuto: quella vera, Jessabelle, è stata uccisa da Leon la notte stessa in cui è nata in un impeto d'ira per il tradimento della moglie.
Per nascondere il delitto, Leon ha preso un’altra neonata bianca, l’ha spacciata per figlia sua e l’ha cresciuta come Jessie.
E qui arriva il secondo momento clou che fa gelare il sangue: i nastri che Jessie ha trovato non erano destinati a lei, ma all’altra figlia, la vera Jessabelle.
Kate, devastata dal dolore e coinvolta in pratiche voodoo insieme a Moses, l’uomo che in realtà era il vero padre della bambina, aveva tentato disperatamente di salvare l’anima della figlia perduta. Ma la tragedia ha continuato a vivere tra le mura della casa, trasformandosi in una presenza vendicativa pronta a reclamare ciò che le era stato tolto.
Il climax è puro horror gotico: spiriti, rituali e l’acqua scura del bayou diventano la scena di una possessione inevitabile. Jessie viene trascinata nelle acque dalle forze ultraterrene e il suo corpo diventa il contenitore per lo spirito di Jessabelle. Quando riemerge, non è più la stessa. Preston, l’amico innamorato che cerca di salvarla, non capisce (subito) ciò che è accaduto.
È solo nel momento in cui Jessie pronuncia quelle parole gelide - "Sono Jessabelle" - che lo spettatore (e il povero innamorato) realizza che la maledizione si è compiuta.
Il film si chiude con questo scambio agghiacciante, lasciando addosso quella sensazione di inquietudine che ogni buon horror dovrebbe trasmettere. Non c’è lieto fine, non c’è catarsi: l’entità ha vinto, Jessie è sparita e la vera Jessabelle è tornata a vivere… ma a un prezzo altissimo. Un epilogo beffardo e spietato, che incastra lo spettatore in un vortice di dolore, vendetta e identità rubate.