30 Sep, 2025 - 12:21

Per Gaza, Trump punta su Tony Blair: quello che appoggiò Bush nei disastri in Afghanistan e in Iraq

Per Gaza, Trump punta su Tony Blair: quello che appoggiò Bush nei disastri in Afghanistan e in Iraq

Donald Trump rilancia il falco Tony Blair per la “pacificazione” di Gaza. Se non fosse drammaticamente vero, sembrerebbe una satira britannica. Proprio Tony Blair, l’uomo che insieme a George W. Bush ha firmato alcuni tra i capitoli più bui della storia recente in Medio Oriente, ora riceve la benedizione del presidente americano per amministrare il martoriato territorio palestinese.

Il piano di Trump per Gaza e il ruolo di Blair

L’attualità è chiara: la Casa Bianca ha presentato un piano di 20 punti per uscire dall’impasse a Gaza, con la creazione di una “Board of Peace” presieduta dallo stesso Trump e con Tony Blair come primo membro annunciato. La governance temporanea sarebbe affidata a un comitato palestinese di tecnocrati sotto supervisione internazionale, con Blair protagonista nell’amministrazione della futura ricostruzione.

Si promette che Hamas ne sarà esclusa e che nessun palestinese sarà costretto fuori dalla Striscia. Netanyahu sostiene il piano, auspicando la fine della guerra, il rilascio degli ostaggi israeliani e la “deradicalizzazione” di Gaza. Blair, dal canto suo, definisce la proposta “audace e intelligente”, ben consapevole di quanto il suo nome continui a suscitare rabbia e risentimento tra chi ha subito le conseguenze delle sue scelte.

Critiche immediate e un passato ingombrante

La reazione palestinese è stata immediata: Blair viene ricordato come “quello dell’Iraq”, sinonimo del colonialismo britannico che ha devastato la regione. Mustafa Barghouti ha dichiarato che Blair “qui è ricordato solo per la guerra in Iraq” e le parole “Hands off Palestine” si ripropongono con forza.

La lunga lista di fallimenti diplomatici ed etici dell’ex premier inglese dovrebbe bastare ad archiviare ogni ipotesi di ruolo centrale in una nuova epoca per Gaza. Blair è stato il principale sostenitore europeo dell’invasione dell’Iraq nel 2003 e in Afghanistan nel 2001, sostenendo la retorica delle “armi di distruzione di massa” poi rivelatasi una clamorosa menzogna orchestrata con Bush. Il bilancio: centinaia di migliaia di morti civili, destabilizzazione regionale, ondate di profughi e terrorismo dilagante.

Afghanistan e Iraq: le guerre infinite e catastrofiche di Blair e Bush

L’appoggio di Blair alla guerra in Afghanistan, subito dopo l’11 settembre, fu totale: schierò il Regno Unito al fianco degli Stati Uniti nella “war on terror”, trascinando il paese in una missione che si sarebbe rivelata una catastrofe politica e militare. Blair ha persino ammesso, vent’anni dopo, che “forse fu sbagliato” invadere, continuando a giustificare la sua scelta con vaghe convinzioni personali.

L’Iraq fu un’autentica debacle. Le inchieste successive nel Regno Unito – dalla Chilcot Commission in avanti – hanno smascherato la falsità delle prove portate da Blair e Bush, certificando che il premier britannico ha travisato la verità e spedito truppe impreparate in uno scenario senza strategia per il dopo-guerra. L’esito: terrorismo dilagante e un’eredità di instabilità che ancora oggi lacera la regione.

Blair, il fallimento del “mediatore” e le ombre sui progetti per Gaza

Dopo aver lasciato Downing Street, Blair ha giocato il ruolo di “quartet envoy”, ufficialmente incaricato di facilitare la pace israelo-palestinese come mediatore internazionale. Ma il giudizio delle comunità locali e degli osservatori è impietoso: Blair non ha mai ostacolato gli insediamenti israeliani, non ha fatto nulla di concreto per la nascita dello Stato palestinese e ha mantenuto relazioni opache con regimi autoritari e oligarchie locali.

L’idea che oggi possa “gestire” Gaza suona come una beffa. Sotto il suo mantello di “esperto” della regione si cela il volto di chi ha contribuito al disastro umanitario di due guerre, alimentando l’instabilità di lungo periodo che oggi Trump vorrebbe affidargli perché la ricicli come soluzione.

Davvero Blair può essere la soluzione?

Viene da chiedersi come sia possibile che tra le decine di possibili mediatori internazionali e leader di competenza regionale sia stato scelto proprio Blair, simbolo del fallimento occidentale in Medio Oriente. Per i palestinesi, e per chiunque ricordi il suo ruolo storico, Blair non rappresenta né pace né garanzia, ma il ritorno di vecchi fantasmi.

Trump cerca la pace armando il passato, e la Storia non offre sconti. Affidare Gaza a Tony Blair significa ignorare vent’anni di errori, sofferenze e cinismo geopolitico, nella vana speranza che chi ha distrutto possa ora ricostruire.

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