Dwayne "The Rock" Johnson ha spiazzato tutti. Dopo una carriera costellata da film d’azione ad alto tasso di adrenalina e commedie leggere in cui giocava a fare il "gigante buono", il wrestler diventato star di Hollywood ha deciso di mettersi alla prova con un ruolo totalmente diverso dal solito.
Il suo nuovo film, "The Smashing Machine", diretto da Benny Safdie, non è il classico blockbuster per famiglie o l’ennesimo capitolo di una saga miliardaria: qui si parla di lotta vera, di cadute, di dolore fisico ed emotivo, di una storia realmente accaduta.
Il film, uscito nell’ottobre 2025, racconta la vita di Mark Kerr, leggendario lottatore di arti marziali miste noto come "The Smashing Machine". Una leggenda dell’MMA degli anni '90 e 2000, un atleta imbattibile ma anche un uomo fragile, segnato da dipendenze e demoni interiori.
Accanto a lui, nel ruolo della compagna Dawn Staples, c’è Emily Blunt, mentre il cast annovera nomi sorprendenti come i fighter reali Ryan Bader, Bas Rutten e Oleksandr Usyk.
Non è solo un film sportivo, ma un viaggio dentro le crepe di un campione. E per The Rock rappresenta la grande occasione di mostrare un lato inedito, vulnerabile e drammatico della sua carriera.
Per capire il film bisogna partire dalla realtà. Mark Kerr non è stato un lottatore qualunque: era l’uomo che negli anni '90 veniva chiamato "la macchina che spacca" per la sua forza devastante. Ha dominato UFC e Pride, vincendo match su match e imponendosi come una delle figure più temute e rispettate dell’MMA.
Il documentario del 2002 "The Smashing Machine: The Life and Times of Extreme Fighter Mark Kerr" mostrava il lato nascosto della sua carriera: dietro i KO e i titoli c'era un uomo tormentato, alle prese con l’uso di antidolorifici e con una relazione sentimentale complessa.
Safdie, fedele alla sua poetica fatta di luci crude e storie al limite, ha voluto proprio raccontare questo doppio volto: il campione che incassa colpi senza cadere, ma che nella vita reale vacilla sotto il peso delle proprie fragilità.
Chi conosce Dwayne Johnson sa che è sempre stato associato a due archetipi: l’eroe d’azione che salva il mondo a suon di pugni e inseguimenti, oppure il colosso dal cuore tenero che strappa risate in commedie leggere. "The Smashing Machine" cambia completamente le carte in tavola.
Qui The Rock non è un superuomo invincibile, ma un atleta che vive di contraddizioni. Kerr era un gigante che sul ring faceva paura, ma che fuori mostrava vulnerabilità, paure e cadute verticali.
La sfida per Johnson è stata enorme: mettere da parte il carisma spavaldo da wrestler e il sorriso "instagrammabile" per vestire i panni di un uomo che si piega alle sue debolezze. Ed è proprio questa scelta radicale ad aver convinto molti critici che il film odora di nomination agli Oscar.
Come ha dichiarato lo stesso The Rock in un’intervista:
Se il cuore del progetto è Dwayne Johnson, il resto del cast è tutt’altro che da comprimario. Emily Blunt regala profondità al personaggio di Dawn Staples, la compagna di Kerr, rappresentando la parte emotiva e familiare della storia.
La vera chicca, però, è la presenza di atleti veri:
La regia di Benny Safdie, al suo primo lavoro da solista dopo successi come "Good Time" e "Uncut Gems", è cruda e viscerale. Ha girato in pellicola 16mm, VHS e 65mm, alternando formati per riflettere gli stati emotivi del protagonista. Una scelta estetica che rende il film autentico, sporco, quasi documentaristico.
Le riprese si sono svolte tra Nuovo Messico, Tokyo e Vancouver, portando sullo schermo il contrasto tra l’America e il Giappone del Pride Fighting Championships.
Il film non è solo un biopic sportivo, ma un ritratto umano che parla di successo, cadute e resilienza. Safdie ha creato una storia che mette in discussione il mito dell’invincibilità, mentre Dwayne Johnson ha trovato il ruolo perfetto per dimostrare che non è solo una star d’azione, ma anche un attore capace di emozionare con le fragilità.
La critica ha sottolineato come il film funzioni non solo per i fan dell’MMA, ma anche per chi ama le storie di sport che vanno oltre il ring, come The Wrestler o Raging Bull.
E la verità è che "The Smashing Machine" ha tutte le carte in regola per essere il film che consacra definitivamente The Rock come attore drammatico.