06 Oct, 2025 - 14:35

Immunità, Ilaria Salis spera nei franchi tiratori: lo scrutinio segreto può salvarla

Immunità, Ilaria Salis spera nei franchi tiratori: lo scrutinio segreto può salvarla

Il voto decisivo sull’immunità parlamentare di Ilaria Salis, eurodeputata di Alleanza Verdi e Sinistra, si terrà il 7 ottobre al Parlamento Europeo di Strasburgo, e il risultato appare tutt'altro che scontato.

Dopo una prima battuta d’arresto in Commissione giuridica, dove con un solo voto di differenza e a scrutinio segreto è stata respinta la richiesta di revoca dell’immunità avanzata dal governo ungherese, la partita si sposta in aula plenaria.

Qui, il voto sarà nuovamente a scrutinio segreto, una modalità che alimenta le speranze di Salis e dei suoi sostenitori. Il meccanismo infatti potrebbe favorire quel fenomeno noto come “franchi tiratori”, cioè quei voti imprevisti e nascosti che possono ribaltare gli equilibri politici più stretti.

Ilaria Salis e il rischio del processo

Il caso di Ilaria Salis nasce da accuse gravi, relative ai fatti del febbraio 2023 a Budapest, dove l’eurodeputata è accusata di aver partecipato a violenti pestaggi contro militanti di estrema destra. Arrestata e detenuta per 15 mesi tra carcere preventivo e domiciliari, Salis è stata scarcerata dopo la sua elezione al Parlamento Europeo.

La deputata ha sempre negato le accuse, sostenendo di chiedere un processo in Italia, convinta che in Ungheria non si possa ottenere un giudizio equo a causa della mano pesante del governo Orbán. La battaglia politica e giuridica si incrocia così con un dibattito più ampio sull’immunità parlamentare, che dovrebbe proteggere i parlamentari nello svolgimento del loro mandato, ma che rischia di trasformarsi in uno scudo per evitare processi.

Il voto della Commissione giuridica è risultato estremamente diviso: con 13 no e 12 sì alla revoca dell’immunità, il verdetto è stato deciso da una manciata di voti, ed è emerso il sospetto che tra i contrari vi siano stati franchi tiratori provenienti dal Partito Popolare Europeo (PPE).

Questo gruppo, infatti, ufficialmente ha deciso di votare per la revoca, ma alcuni esponenti hanno smentito la linea di partito, probabilmente per proteggere sia Salis che un altro eurodeputato ungherese, il popolare Magyari, anch’egli oggetto di controversie legali. La mossa si inserisce in un gioco di equilibri politici sotterranei, dove l’immunità diventa merce di scambio e strumento per mantenere coalizioni più o meno fragili.

I franchi tiratori: ultima speranza per la Salis

La presidenza del Parlamento Europeo ha deciso che anche il voto in plenaria, che sarà definitivo, avverrà a scrutinio segreto e non a votazione palese come di consueto per le questioni di autorizzazione a procedere. La decisione è stata presa su richiesta dei socialisti e delle sinistre, convinti di poter contare su voti nascosti per salvare Salis.

Per respingere la richiesta di revoca dell'immunità bisogna arrivare a 360, l'europarlamentare di Avs può contare su 312 deputati di S&D, Renew, Verdi e Sinistra. Per il resto, dovrà sperare anche stavolta nei franchi tiratori del PPE, che dovrebbero votare in contrasto con quanto dichiarato dal direttivo del gruppo.

La situazione ha scatenato dure polemiche tra le forze di centrodestra, che denunciano un uso strumentale dell’immunità e richiedono un voto compatto per far sì che Salis sia processata in Ungheria secondo la normativa prevista. 

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