"Lo scontrino? Possibile che non lo capisca nessuno? Non è un alibi, è un indizio". Con queste parole, pronunciate davanti alle telecamere del programma "Lo Stato delle cose" - condotto da Massimo Giletti su Rai Tre - Roberto Freddi è tornato a parlare del caso di Garlasco. Ecco chi è e cosa ha detto sull'amico Andrea Sempio, oggi indagato con l'accusa di omicidio in concorso.
Roberto Freddi ha 37 anni. Storico amico di Andrea Sempio e di Marco Poggi, fratello di Chiara, all'epoca dell'omicidio era un ragazzo di 18 anni e - insieme al gruppo di coetanei del paese - frequentava spesso la villetta di via Pascoli, a Garlasco, per giocare alla playstation o al computer.
Nelle prime fasi dell'inchiesta fu sentito come testimone e dichiarò di essere "rimasto a casa tutto il giorno insieme ai genitori". Una versione poi confermata dal padre, che sostenne che Roberto lo avesse "aiutato nel lavoro di tinteggiatura". Pur non essendo mai stato indagato, il suo nome è comparso più volte negli atti d'indagine.
L'ultima dopo la riapertura del fascicolo a carico di Sempio. Insieme a Mattia Capra - altro membro della comitiva - lo scorso maggio l'uomo è stato anche perquisito. Secondo le ricostruzioni, la mattina del 13 agosto 2007 - quando Chiara fu uccisa - avrebbe avuto contatti telefonici con l'attuale indagato.
Dall'analisi dei tabulati, è emerso che tra le 9.58 e le 12.18 di quel giorno, Sempio ebbe almeno sei contatti con gli amici Capra e Freddi. In particolare, inviò un sms a Freddi alle 11.59, ricevendo una risposta alle 12.12. Cinque minuti dopo, l'ultimo contatto, partito sempre dal telefono di Sempio.
Una sequenza ritenuta meritevole di attenzione dalla Procura di Pavia, anche alla luce del fatto che dai tabulati sembrerebbe che (a differenza di quanto sostenuto) sia Freddi che Capra, da poco prima delle 10, non fossero più a Garlasco (il primo almeno fino alle 12.12 e il secondo fino alle 11.10).
Freddi, da sempre molto riservato, si è ora espresso pubblicamente sul caso in un'intervista rilasciata a "Lo Stato delle cose", programma condotto da Massimo Giletti su Rai Tre. Innanzittutto, ha sostenuto di aver appreso della morte di Chiara dai giornalisti.
L'inviato, poco prima, gli aveva fatto notare che nel pomeriggio del 13 agosto - all'ora in cui, secondo le sue dichiarazioni, disse di essere venuto a conoscenza dell'omicidio - nelle carte non risultano chiamate con i suoi amici. "Quali carte? Se sono quelle del 2008 lasci perdere", ha replicato.
Si è poi soffermato sulla questione del famoso scontrino del parcheggio che Sempio consegnò agli inquirenti nell'ottobre 2008, per confermare - a suo dire - la versione secondo cui, la mattina dell'omicidio, era stato in libreria a Vigevano. "Non è un alibi, è un indizio", ha detto Freddi.
prosegue Freddi. Rispondendo alle domande del giornalista, l'uomo cita anche Stasi - unico condannato in via definitiva per il delitto - sostenendo che "se l'è andata a cercare". Poi, tornando su Sempio, afferma:
Dichiarazioni forti, che non sono passate inosservate e che hanno riacceso i riflettori su alcuni degli aspetti più controversi di un'inchiesta che, a 18 anni di distanza dai fatti, continua a evolversi.
Il procedimento pavese prosue nel massimo riserbo, in parallelo con quello aperto dalla Procura di Brescia sull'ex procuratore di Pavia Mario Venditti, sospettato di aver ricevuto denaro dalla famiglia Sempio per chiedere - nel 2017 - l'archiviazione della prima indagine. Si attendono nuovi sviluppi.