Quando si parla de "Il Commissario Montalbano", si entra in un universo dove la Sicilia profuma di mare e mistero, dove ogni caso nasconde un retrogusto amaro e un pizzico di umanità. L’episodio "Come voleva la prassi" non fa eccezione: un giallo denso di tensione, che intreccia omicidio, corruzione e rimorsi del passato.
Luca Zingaretti torna a indossare la giacca blu del Commissario più amato della TV italiana, con la sua ironia asciutta, il suo senso della giustizia e quella malinconia che lo rende inconfondibile.
In questa puntata, Montalbano si muove tra vicoli assolati e intrighi oscuri, con la solita squadra al suo fianco: Mimì Augello, Fazio e l’immancabile Catarella, che porta la sua irresistibile leggerezza anche nei momenti più tesi. Ma qui, dietro la facciata del consueto giallo "alla Vigata", si nasconde una storia più cupa del solito. Un delitto che ha il volto di una giovane donna venuta dall’Est e un intrigo che tocca persino i piani alti del potere.
La puntata si apre con una scena che gela il sangue: una giovane donna, Vera, originaria dell’Est Europa, viene trovata senza vita nell’androne di un condominio. Indossa solo un accappatoio macchiato di sangue. Nessuno la conosce, nessuno sa come sia finita lì. Un delitto freddo, che pare senza movente e senza testimoni. Ma Montalbano sa che dietro quel silenzio si nasconde molto di più.
L’indagine lo porta a Davide Guarnotta, un operatore video che lavora al Doberman, un locale notturno gestito dai Cuffaro, una famiglia criminale che Vigata conosce fin troppo bene. Quando Montalbano e la sua fidata Ingrid chiudono il locale per indagini, i Cuffaro decidono di reagire con un attentato ai danni del Commissario.
Ma il destino gioca un’altra carta: tra i mandanti c’è Salvatore Niscemi, un giovane che Montalbano aveva salvato anni prima, e che questa volta gli restituisce il favore risparmiandolo.
La situazione, però, si complica quando Guarnotta viene trovato morto. È qui che entra in scena Graziella Persico, la vicina del ragazzo, che consegna al Commissario un pacco affidatole da Davide "per ogni evenienza". Dentro ci sono dei DVD che cambiano completamente la prospettiva: riprendono un’aggressione brutale avvenuta in una cava, e la vittima è proprio Vera. Un mistero, che spinge Montalbano a scavare ancora di più.
Durante le sue ricerche, il Commissario incontra Leonard Attard, un magistrato in pensione tornato a Vigata per rivedere i vecchi processi e capire se le sue decisioni siano state davvero giuste o macchiate da interessi personali. Le loro conversazioni aprono spiragli sul passato.
Il finale di "Come voleva la prassi" è uno di quelli che lascia il fiato sospeso e un briciolo di amarezza.
Durante le indagini, Montalbano riconosce tra i partecipanti a una festa un volto che non si aspetta: quello del sindaco uscente Palladino. Un colpo di scena che cambia tutto. Il Commissario decide allora di portare il DVD incriminante al pubblico ministero, ma, come spesso accade nei gialli di Vigata, qualcuno arriva prima di lui: il filmato viene rubato.
Niente panico: Montalbano non è nato ieri e aveva previsto ogni mossa. Prima che il video sparisse, ne aveva già inviato una copia in Procura e una direttamente al sindaco. Mossa astuta, degna del suo fiuto. Palladino, ormai braccato, non ha via di fuga. Pochi giorni dopo, muore in un incendio nella sua villetta, in circostanze che lasciano più domande che risposte.
Tra le fiamme e i sensi di colpa, emerge anche un ultimo tassello. L’ex magistrato Attard invia a Montalbano dei documenti su una vecchia sentenza, pregandolo di aprirlo solo se avesse messo in dubbio la sua integrità. Eppure, in un momento di rara intimità, Montalbano sceglie di non sapere. Con Livia al suo fianco, decide di bruciare il plico.
Forse per proteggere la memoria di un uomo, forse per non aggiungere altro dolore a un mondo dove, come “voleva la prassi”, la verità a volte è più tagliente della menzogna.
A dare volto e anima a questo episodio ci pensa il cast storico. Luca Zingaretti è, come sempre, un Montalbano magnetico, capace di passare dalla durezza all’ironia con un solo sguardo. Accanto a lui ritroviamo Cesare Bocci nei panni del fascinoso Mimì Augello, Peppino Mazzotta come il preciso e instancabile Fazio, e Angelo Russo che, con il suo Catarella, regala un tocco di leggerezza irresistibile.
Completano il quadro Davide Lo Verde (Galluzzo), Roberto Nobile (Zito), Sonia Bergamasco (Livia), Marcello Perracchio (il dottor Pasquano) e Isabell Sollman (Ingrid). Tra le new entry spiccano Nuccio Vassallo nel ruolo del tormentato magistrato Attard, Giulio Corso come Davide Guarnotta, Sofia Pulvirenti nei panni di Graziella Persico e Giuseppe Schillaci come Salvatore Niscemi.
Le location sono una lettera d’amore alla Sicilia. Il mondo immaginario di Vigata e Montelusa, creato da Andrea Camilleri, stavolta prende ispirazione dall’agrigentino. In questo episodio, infatti, c’è anche una chicca: una scena girata nella Valle dei Templi di Agrigento, dove Montalbano incontra Ingrid tra le colonne dorate del Tempio della Concordia.
Un momento visivamente potente, che mescola bellezza e segretezza, come solo la Sicilia sa fare.