08 Oct, 2025 - 17:12

L’Europa vieta i nomi animali per i cibi vegani. "Una caccia alle streghe" denuncia Palmisano (M5S)

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L’Europa vieta i nomi animali per i cibi vegani. "Una caccia alle streghe" denuncia Palmisano (M5S)

Addio a termini come “veggie burger” o “salsiccia di soia”: il Parlamento europeo ha approvato un emendamento che vieta l’uso di parole tradizionalmente associate alla carne – come “burger”, “salsiccia”, ma anche “latte” o “albume” – per identificare prodotti di origine vegetale.

La misura rientra nella revisione del regolamento Ocm (Organizzazione comuni mercati) e, per diventare operativa, richiederà un accordo tra gli Stati membri.

La decisione è destinata a suscitare dibattito: da un lato, i promotori della norma sottolineano la necessità di garantire il consumatore con terminologie chiare; dall’altro, il mondo animalista e i produttori di alternative plant-based temono che il divieto possa ostacolare la promozione delle diete vegane.

Perché il Parlamento UE vieta i termini legati alla carne

Approvato oggi a Strasburgo, l’emendamento della relatrice del PPE Céline Imart - che vieta l’uso di diciture legate alla carne per i prodotti di origine vegetale - aveva già ottenuto il via libera della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo. Nella scorsa legislatura, invece, la misura era stata bocciata.

L’obiettivo dichiarato del divieto è garantire trasparenza commerciale e una corretta informazione per i consumatori, che potrebbero essere confusi da terminologie equivalenti. Inoltre, la norma si basa sul principio di una difesa ‘identitaria’ della terminologia riferita alla carne; secondo questa impostazione, i termini 'tradizionali' non dovrebbero essere utilizzati per prodotti vegetali.

A questa tesi si oppongono i sostenitori delle diete vegane, che ritengono invece fondamentale l’uso di termini familiari legati alla tradizionale dieta onnivora. Secondo questi, le denominazioni equivalenti a quelle dei prodotti animali aiutano chi vuole ridurre il consumo di carne o latticini, permettendo di identificare immediatamente le alternative disponibili e la funzione del prodotto, favorendo al contempo la crescita del mercato plant-based.

Palmisano (M5S): “Caccia alle streghe contro il consumo vegetale”

A sollevarsi immediatamente contro il voto del Parlamento europeo è stata l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle, Valentina Palmisano.

Secondo l’onorevole, il voto di Strasburgo contro termini come veggie burger “alimenta l’ennesima e paradossale caccia alle streghe contro l’uso e il consumo di proteine vegetali”.

“I consumatori non sono stupidi e sanno cosa comprano quando vanno a fare la spesa”, spiega Palmisano, evidenziando il danno che la limitazione arrecherà a “un mercato in continua crescita”, che utilizza peraltro “legumi e verdure prodotti dai nostri agricoltori”.

Un doppio danno, spiega Palmisano, se si considera poi che “i veri problemi dell’agricoltura sono altri: il Mercosur, i dazi di Trump, i tagli alla Pac. La destra ci parli di questo, altrimenti alimenta solo fumo negli occhi dei cittadini”.

Le conseguenze del divieto su salute e mercato plant-based

La decisione dell’Europarlamento di oggi può, peraltro, avere delle ripercussioni negative anche sulla salute dei cittadini europei. A spiegarlo a Tag24.it è proprio l’onorevole Palmisano:

“Mettere dei paletti al mercato e allo sviluppo degli alimenti di origine vegetale può avere delle ripercussioni negative anche sulla salute umana. 

Ben 48 studi scientifici pubblicati tra il 2000 e il 2023 hanno confermato che le diete vegetali riducono il rischio di malattie cardiovascolari e tumori, migliorano il controllo glicemico e promuovono un peso corporeo sano. In particolare, il rischio di cancro al colon-retto si riduce dell’8–15% rispetto alle diete onnivore. 

Quindi dovremmo focalizzarci sui benefici del settore, anziché mettergli i bastoni fra le ruote con definizioni che confondono il consumatore”

 

 

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