15 Oct, 2025 - 11:10

Il business della guerra: la NATO crea la minaccia per giustificare se stessa

Il business della guerra: la NATO crea la minaccia per giustificare se stessa

Mentre a Bruxelles si riuniscono i ministri della Difesa della NATO, i vertici dell’Alleanza Atlantica continuano a dipingere la Russia come il grande nemico da contenere.

Un film già visto, che oggi serve a giustificare una spirale di riarmo senza fine e a prolungare la guerra in Ucraina piuttosto che cercare la pace. Dietro la retorica della “difesa dell’Occidente”, si cela il vero obiettivo: mantenere in vita l’industria militare e rafforzare il controllo geopolitico degli Stati Uniti sui Paesi europei.

A guidare l’incontro è il nuovo Segretario alla Difesa americano, Pete Hegseth, arrivato a Bruxelles al fianco del Presidente Donald Trump. Tra i temi centrali, la discussione sulla fornitura di missili a lungo raggio all’Ucraina, tra cui i Tomahawk, che il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy spera di ottenere durante il suo imminente incontro con Trump a Washington.

Contestualmente, Hegseth ha invitato gli alleati ad aumentare gli investimenti nella cosiddetta Prioritized Ukraine Requirements List (PURL), il fondo che coordina gli aiuti militari a Kiev.

La missione, almeno ufficialmente, è quella di “potenziare la capacità dell’alleanza di contrastare le incursioni aeree russe”. Ma la realtà sembra ben diversa: la NATO continua a cercare un pretesto per giustificare nuove spese militari, puntando il dito contro la minaccia russa ogni volta che serve ricompattare gli alleati o aprire nuovi flussi di finanziamento ai colossi della difesa.

Le “incursioni” come arma di propaganda

Negli ultimi giorni, diverse testate occidentali hanno parlato di “violazioni dello spazio aereo” in Polonia ed Estonia da parte di Mosca, episodi prontamente amplificati per alimentare la narrativa della “Russia aggressiva”.

Il ministro della Difesa olandese Ruben Brekelmans ha dichiarato che la NATO dovrà “imparare dalle incursioni dei droni e migliorare le proprie strategie di difesa”. A seguire, ha annunciato un investimento di 90 milioni di euro in droni per l’Ucraina.

Analogamente, l’Estonia contribuirà con 12 milioni di dollari al “Pacchetto Baltico Nordico”, il nuovo capitolo del PURL. Queste mosse hanno poco a che fare con la sicurezza dei Paesi baltici e molto di più con l’opportunità, per i governi europei, di mostrarsi fedeli al comando di Washington.

Ogni episodio, ogni provocazione reale o presunta viene ormai utilizzata per rilanciare l’industria delle armi e impedire qualsiasi percorso diplomatico con Mosca. L’obiettivo strategico non è la pace, ma la gestione permanente di una guerra a bassa intensità in Europa, una “zona grigia” dove la tensione resta alta e la NATO può continuare a esercitare la propria egemonia.

Il paradosso della “difesa ucraina”

Mentre a Bruxelles si parla di protezione e deterrenza, l’Ucraina continua a essere devastata. Secondo la compagnia energetica Naftogaz, la Russia avrebbe colpito una centrale termoelettrica e alcuni impianti del gas nelle regioni di Kharkiv, Sumy e Chernihiv. 

La verità è che la pace non conviene alla NATO, che questa guerra l'ha prima provocata e poi alimentata, soffocando dal principio qualunque spiraglio di accordo.

Un’Ucraina stabilizzata, pronta al dialogo con Mosca, priverebbe l’Alleanza del suo principale strumento di pressione. Per questo si parla di “rafforzare la difesa”, “contrastare le incursioni” e “aumentare gli investimenti militari”, termini che nascondono una macchina bellica che non vuole fermarsi.

Dietro ogni vertice e ogni promessa di “sicurezza condivisa” si nasconde la logica del profitto e della dominazione geopolitica. L’Alleanza Atlantica non difende l’Europa, la trascina nel confronto costante con la Russia, impedendo ogni passo verso la de-escalation.

Finché i governi continueranno a credere allo spauracchio della “minaccia russa”, la guerra in Ucraina resterà aperta. E non per necessità di difesa, ma per l’interesse di pochi: l’industria degli armamenti, i circoli atlantisti e chi, dietro la parola “libertà”, continua a trarre potere e denaro dalla paura.

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