Un’operazione di routine si è trasformata in una tragedia che ha scosso l’Italia. A Castel d’Azzano, alle porte di Verona, un’esplosione violentissima ha distrutto un’abitazione durante una perquisizione delle forze dell’ordine. Tre carabinieri sono morti, altri quindici sono rimasti feriti. Secondo le prime ricostruzioni, l’esplosione sarebbe stata volontariamente provocata: due fratelli e una sorella sono stati fermati, sospettati di aver innescato il gas per far saltare la casa.
L’operazione è iniziata all’alba del 14 ottobre. I carabinieri della compagnia di Verona erano intervenuti nel casolare dei tre fratelli per una perquisizione domiciliare legata a una lunga controversia e a precedenti episodi di minacce da parte dei residenti. Appena entrati nell’abitazione, si è verificata un’esplosione devastante.
Secondo gli investigatori, l’ambiente era saturo di gas: la deflagrazione sarebbe stata innescata da una scintilla, forse da un accendino o addirittura da una molotov. Il casolare è crollato in pochi secondi, travolgendo chi era all’interno, le fiamme si sono alzate per decine di metri, visibili anche a chilometri di distanza. I vigili del fuoco e le squadre di soccorse sono intervenute immediatamente, ma per i tre carabinieri non c’è stato nulla da fare.
Le vittime sono tre militari in servizio presso l’Arma dei Carabinieri: Marco Piffari, 56enne, residente nella provincia di Padova e Comandante della Squadra Operativa Supporto del Battaglione Mobile di Mestre. Davide Bernardello, 36enne di San Giorgio delle Pertiche (Padova), Carabiniere Scelto.
Il Brigadiere Capo Qualifica Speciale Valerio Daprà, anche lui 56enne di Padova, aveva maturato un’anzianità da pensionamento ma aveva deciso di non andarci. Anche altri undici carabinieri, tre agenti di polizia e un vigile del fuoco sono rimasti feriti, alcuni in modo grave. La comunità locale, scossa e incredula, si è stretta intorno alle famiglie delle vittime. A Castel d’Azzano, le sirene dei mezzi di soccorso sono diventate il suono del dolore di un intero Paese.
Poche ore dopo la tragedia,, i carabinieri hanno fermato due fratelli e una sorella che abitavano nel casolare. Si tratta di volti già noti alle autorità, coinvolti in un contenzioso per sfratto e occupazione abusiva. Secondo la procura di Verona, la deflagrazione non sarebbe un incidente, ma un atto deliberato. “Le bombole di gas sarebbero state innescate da una molotov, le prime evidenze indicano una volontà precisa di provocare la morte dei militari” ha dichiarato il procuratore capo di Verona Raffaele Tito.
La notizia ha provocato una forte ondata di commozione e indignazione. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso “profondo dolore per la perdita di tre servitori dello Stato”, mentre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato un messaggio di cordoglio alle famiglie e all’Arma dei Carabinieri.
Anche i sindacati di polizia e le associazioni delle forze dell’ordine si uniscono al cordogli nazionale sottolineando anche la necessità di “maggiore tutela e formazione per gli operatori che ogni giorno rischiano la vita nel servizio al Paese”. La comunità di Castel d’Azzano è sotto shock. I cittadini raccontano di aver sentito “un boato tremendo” e chi era vicino, di aver visto “pezzi di muro volare in strada” Questa tragedia apre una riflessione profonda sul ruolo e i rischi quotidiani delle forza dell’ordine, troppo spesso percepiti come “routine”, ma che possono trasformarsi in trappole mortali. L’Arma ha disposto il lutto in tutte le caserme del Veneto.
A Verona, diverse persone si sono raccolte davanti alla sede provinciale per deporre fiori. I nomi di Marci, Valerio e Davide resteranno nella memoria collettiva come simbolo di dedizione e sacrificio: tre uomini che hanno perso la vita mentre facevano il loro dovere, servendo lo Stato con onore.
A cura di Samuel Kris Chinapah