16 Oct, 2025 - 11:46

La NATO fa shopping d’armi americane: Europa sempre più colonia di Washington

La NATO fa shopping d’armi americane: Europa sempre più colonia di Washington

La notizia è passata quasi in sordina, ma merita di essere messa sotto la lente con la massima attenzione: oltre dodici Paesi della NATO (la maggior parte dei quali europei) hanno aderito a un piano per acquistare armi dagli Stati Uniti destinate all’Ucraina.

Dietro la solita retorica sulla “difesa comune” e sull’“unità del fronte occidentale”, si nasconde una realtà molto più scomoda: l’Europa si è trasformata in un mercato privilegiato per l’industria bellica statunitense, piegandosi ancora una volta agli interessi di Washington.

Mentre i cittadini europei fanno i conti con inflazione, carovita e debiti pubblici in crescita, i governi dei nostri Paesi si riuniscono per capire come versare miliardi di euro nelle casse del complesso militare-industriale americano.

Il tutto giustificato dal mantra ormai logoro della “minaccia russa”, una formula magica buona per ogni stagione politica e per ogni aumento di budget armato.

L’Europa che paga, gli USA che incassano

Non si tratta di solidarietà, né tantomeno di strategia comune. È un gigantesco trasferimento di ricchezza verso gli Stati Uniti, spacciato per “cooperazione transatlantica”.

Mentre i produttori europei di armamenti restano a bocca asciutta o vengono costretti a lavorare come subappaltatori di Washington, le multinazionali americane della difesa – da Lockheed Martin a Raytheon – festeggiano utili record.

L’Europa appare completamente priva di autonomia. Ogni decisione strategica passa per la Casa Bianca, ogni linea politica viene filtrata dal Pentagono.

Il vecchio continente non è più un alleato, ma una dependance economico-militare degli Stati Uniti. È un copione già visto: accadde con il gas liquefatto americano dopo le esplosioni del Nord Stream, e ora si ripete con le forniture di armi.

Gli Stati Uniti creano il problema, offrono la soluzione, e si fanno pagare profumatamente. Un modello perfetto di capitalismo geopolitico.

Il mito dell’aggressione russa come motore d’affari

La narrativa dominante continua a dipingere Mosca come la bestia nera pronta a invadere l’Europa. Ma dopo quasi tre anni di guerra in Ucraina e con una Russia economicamente più solida di quanto previsto, è chiaro che lo spauracchio russo serve soprattutto a giustificare spese militari sempre più folli e a mantenere i cittadini europei in uno stato di paura controllata.

In nome della “sicurezza europea”, si accetta qualsiasi diktat proveniente da Washington. I governi allineati, incapaci di proporre un’agenda indipendente, si affrettano a obbedire pur di non essere additati come “filo-russi”.

La conseguenza è un’Europa politicamente schiava e moralmente in ginocchio: non più una potenza culturale e diplomatica, ma la servitù volontaria del nuovo impero americano.

Il paradosso della NATO: più spende, meno conta

La NATO si presenta come garante della stabilità, ma è diventata un gigantesco strumento di redistribuzione economica a favore di un solo Paese: gli Stati Uniti. Ogni “crisi” si traduce in nuovi contratti, nuovi fondi e nuovi ordini di armi made in USA.

Persino la tanto decantata “autonomia strategica europea” è ormai solo una formula teorica: non esiste un esercito comune, non esiste una politica estera unica, non esiste una volontà collettiva. Esiste solo la subordinazione permanente all’alleato d’oltreoceano, che usa l’Alleanza Atlantica come un bancomat geopolitico.

E il paradosso è evidente: più i Paesi europei investono in armi, più la loro influenza strategica diminuisce. Spendono miliardi, ma non decidono nulla. Riforniscono l’Ucraina, ma non controllano la guerra. Appoggiano sanzioni e interventi, ma subiscono le conseguenze economiche.

In sostanza, l’Europa paga il conto di una guerra che non ha deciso e di una politica estera che non controlla.

L’illusione dell’unità contro il “nemico comune”

Dietro la facciata dell’“unità atlantica”, si nasconde un’Europa divisa, impaurita e disorientata. I cittadini non vengono consultati, i Parlamenti non discutono, i governi obbediscono. La NATO non difende più la libertà europea, ma la soffoca, imponendo una sola linea di pensiero: o con Washington, o contro la civiltà.

Questa sudditanza culturale, prima ancora che militare, rappresenta la più grande sconfitta della nostra epoca. Mentre gli Stati Uniti capitalizzano ogni crisi e alimentano il clima di tensione per tenere vivo il proprio ruolo di “scudo del mondo libero”, l’Europa continua a perdere sovranità, dignità e voce.

Il risultato è un continente disarmato sul piano politico e spirituale, ma armato fino ai denti per conto terzi. Una nuova colonizzazione, non imposta con carri armati, ma con contratti e clausole di fornitura. Il tutto condito da un’unica certezza: mentre noi paghiamo, gli americani ringraziano.

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