16 Oct, 2025 - 12:49

Gaza, dopo il massacro di Israele torna il terrore di Hamas: a dura prova la fragile pace di Trump

Gaza, dopo il massacro di Israele torna il terrore di Hamas: a dura prova la fragile pace di Trump

Dopo anni di conflitto e devastazione, l’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas sembra rappresentare una nuova speranza per la pace in Medio Oriente. Tuttavia, appena entrata in vigore la tregua, emergono segnali allarmanti che mettono in luce la fragilità di questo equilibrio delicato. Le questioni irrisolte sul disarmo di Hamas fanno temere che la pace appena raggiunta possa sgretolarsi rapidamente gettando di nuovo la regione nel baratro dell’instabilità.

La fragile tregua tra Israele e Hamas

A meno di una settimana dall’entrata in vigore dell’accordo di cessate il fuoco e dal rilascio degli ostaggi tra Israele e Hamas, emerge con chiarezza la natura fragile dell’intesa.

La notizia della cessazione dei combattimenti è arrivata il 10 ottobre 2025, dopo oltre due anni di conflitto che hanno ridotto in macerie la Striscia di Gaza e causato la morte di oltre 67mila persone.

Donald Trump, il 13 ottobre, ha fatto un vero e proprio giro della vittoria in Medio Oriente. Prima ha tenuto un discorso al Parlamento israeliano Knesset e poi si è recato a Sharm el Sheik per incontrare i leader mondiali. Nella stessa giornata è stato completato anche il ritorno dei 20 ostaggi israeliani ancora in vita e la liberazione di circa 1.900 palestinesi detenuti in Israele.

Rimangono aperte numerose questioni cruciali: la governance dell’enclave palestinese, il disarmo di Hamas e la ricostruzione di Gaza.

Per il presidente americano si tratta di una pace storica, un passo senza precedenti per una regione da decenni segnata da guerre e divisioni. Tuttavia, le questioni irrisolte mettono nero su bianco la fragilità della tregua.

I punti critici del piano di pace di Trump

Tra i punti più delicati dell’accordo emerge la crescente preoccupazione per le violenze segnalate a Gaza. Secondo il piano di Trump, Hamas dovrà essere smilitarizzata e sottoposta ad un monitoraggio indipendente. I militanti che accetteranno la pace e deporranno le armi potranno beneficiare di un’amnistia; quelli che non vorranno restare a Gaza potranno invece lasciare il territorio con la garanzia di un passaggio sicuro verso altri paesi disposti ad accoglierli. Tutto, però, dipende dal rispetto effettivo di queste condizioni sul campo.

Al summit di Sharm el-Sheik, il presidente Donald Trump ha aperto ad un ruolo di Hamas come forza di polizia per “un certo periodo di tempo”, una mossa che solleva dubbi proprio nel momento in cui il piano di pace prevede il suo completo disarmo.

Negli ultimi giorni, sono aumentate le preoccupazioni per la sicurezza dopo il ritiro parziale delle forze israeliane da alcune aree della Striscia.

Già durante il rilascio degli ostaggi, erano state segnalate presenze di combattenti armati di Hamas in diverse zone di Gaza. Il gruppo avrebbe preso di mira presunti “collaboratori” ed “esecutori di traditori”.

Le segnalazioni di violenza sono culminate con un’apparente esecuzione pubblica in una piazza di Gaza City. Resta da chiarire se si sia trattato di palestinesi innocenti o di un regolamento di conti tra bande rivali, così come la data esatta dell’episodio. 

Sebbene tali eventi non sembrino, almeno per ora, in grado di far saltare formalmente l’accordo, sollevano serie preoccupazioni sul reale processo di disarmo di Hamas.

Le minacce di Trump

Il presidente americano ha precedentemente avvertito che Hamas deve disarmarsi o “saranno gli Stati Uniti a disarmarla”. Il rispetto degli impegni da parte di Hamas costituisce infatti la condizione fondamentale per la tenuta della tregua.

Ma cosa accadrebbe se il gruppo palestinese si rifiutasse di disarmarsi? In un’intervista alla CNN, Trump ha dichiarato che prenderebbe in considerazione la possibilità di consentire al primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, di riprendere le operazioni militari.

Donald Trump, tuttavia, continua a mostrarsi ottimista sulle prospettive di pace a Gaza e sembra intenzionato a concentrare i propri sforzi diplomatici sulla ricerca di un accordo tra Russia e Ucraina.

Resta da vedere se la fragile tregua di Gaza riuscirà a resistere alle tensioni interne e alle ambizioni geopolitiche che continuano a scuotere il Medio Oriente.

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