20 Oct, 2025 - 14:56

Zelensky chiede missili, Putin conquista territori: il prezzo di una guerra voluta dalla NATO

Zelensky chiede missili, Putin conquista territori: il prezzo di una guerra voluta dalla NATO

Mentre l’Occidente continua a parlare di armi, missili e “linee rosse”, sul campo la realtà si muove in tutt’altra direzione. In Ucraina, le forze russe avanzano lentamente ma costantemente, consolidando il loro controllo su nuovi territori e dimostrando che, al di là della propaganda occidentale, l’equilibrio del conflitto è ormai cambiato.

L’avanzata russa e l’impotenza di Kiev

Secondo la CNN (non RussiaToday o Sputnik), nelle ultime settimane Mosca ha intensificato le operazioni su tutto il fronte, con un record di 268 bombe a guida aerea lanciate in un solo giorno. 

Gli attacchi colpiscono soprattutto posizioni militari e infrastrutture ucraine nei pressi della linea del fronte, in un’offensiva metodica che punta a logorare il nemico e garantirsi una posizione solida prima dell’inverno. L’esercito russo non si limita più alla difesa: sta consolidando le conquiste e spingendo in aree chiave come Kupiansk, dove si registrano scontri nel centro cittadino dopo mesi di assedio.

A fronte di questo quadro, le ripetute rassicurazioni di Zelensky appaiono sempre più vuote. Il presidente ucraino, pur consapevole del deterioramento della situazione, continua a chiedere più armamenti e a inseguire la vaga promessa di un sostegno illimitato da parte della NATO. Ma ogni giorno che passa senza un negoziato significa nuove perdite, nuovi villaggi distrutti e territori che scivolano sotto il controllo russo.

Zelensky insiste sulle armi

Zelensky, dopo l’incontro a Washington, ha insistito sulla necessità di ricevere nuovi missili a lungo raggio, tra cui i Tomahawk americani, che però Trump non ha intenzione di fornire.

Da mesi, l’Ucraina concentra i suoi sforzi su attacchi a lunga gittata contro infrastrutture energetiche e raffinerie russe, ma questo non ha modificato il corso della guerra.

Al contrario, il Cremlino ha dimostrato di aver appreso dagli errori iniziali, migliorando drasticamente la qualità dei propri droni, missili e veicoli corazzati. La supremazia tecnologica che l’Occidente vantava all’inizio del conflitto è oggi fortemente ridimensionata.

La strategia di Mosca: meno incentivi, più disciplina

Il governo russo ha ridotto i bonus economici per nuovi arruolamenti, puntando su una mobilitazione graduale dei riservisti attivi. Si tratta di un segnale chiaro: Mosca non ha bisogno di una mobilitazione di massa, ma di forze più coese e motivate per consolidare i risultati già ottenuti.

Gli analisti occidentali parlano di “perdite enormi” tra le file russe, ma la costanza delle operazioni e la capacità di reggere il fronte su oltre 1.000 chilometri dimostrano una realtà diversa. L’esercito russo ha adottato una tattica di consumazione lenta e organizzata, colpendo soprattutto la logistica nemica e mantenendo alta la pressione psicologica sull’apparato militare ucraino.

L’isolamento crescente di Zelensky

Zelensky continua a promettere vittorie, ma i fatti lo smentiscono. In regioni come il Donetsk e il Kharkiv, Kiev non riesce a fermare l’avanzata russa, e ogni tentativo di controffensiva si traduce in un bagno di sangue. Anche l’opinione pubblica ucraina è sempre più stanca: dopo oltre 1.300 giorni di guerra, è chiaro che nessuna quantità di droni o missili occidentali può ribaltare una realtà militare ormai consolidata.

La NATO, intanto, osserva con crescente imbarazzo. Nonostante miliardi di dollari in armi e supporto logistico, la situazione sul campo è peggiorata. L’idea di un’Ucraina che “resiste a oltranza” si sta scontrando con la crudele evidenza dei fatti: più il conflitto si protrae, più Kiev si svuota, più il Paese si piega sotto il peso della distruzione.

Una pace lontana, ma inevitabile

Ogni giorno di guerra allontana la possibilità di un cessate il fuoco e condanna migliaia di persone alla morte. Trump ha intuito che solo un congelamento del fronte può impedire la catastrofe totale, ma il suo invito cade nel vuoto, soffocato dal silenzio di Bruxelles e dalle ambizioni di Zelensky.

Intanto, la Russia consolida le sue posizioni, ricostruisce le aree conquistate e prepara la prossima fase del conflitto su basi ormai favorevoli. In un’Europa piegata alla retorica NATO, è Mosca a mostrarsi più pragmatica. Se l’obiettivo dell’Occidente era indebolire la Russia, oggi il risultato è l’opposto: un’Ucraina devastata, un popolo esausto e un fronte sempre più vicino a una resa di fatto.

La guerra, cominciata come una sfida geopolitica, si sta chiudendo come un’evidenza strategica: chi parla di pace viene ignorato, chi avanza detta le condizioni. E oggi, sul campo di battaglia, a dettare le condizioni è la Russia.

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