23 Oct, 2025 - 11:06

Trump rispolvera le sanzioni alla Russia, ma fa il solletico a Putin... E l'Europa paga il conto

Trump rispolvera le sanzioni alla Russia, ma fa il solletico a Putin... E l'Europa paga il conto

Il nuovo ciclo di sanzioni imposto dagli Stati Uniti contro la Russia, in realtà, rischia di manifestarsi ancora una volta come un esercizio retorico più che come uno strumento politico incisivo.

Il presidente Trump ha annunciato con enfasi “sanzioni enormi” contro le principali aziende petrolifere russe, Rosneft e Lukoil, nella dichiarata speranza di spingere Mosca a “diventare ragionevole” e a dialogare verso il cessate il fuoco.​

Sanzioni che non spaventano il Cremlino

La reazione russa è stata glaciale, se non quasi sprezzante: il ministero degli Esteri di Mosca ha ribadito che le restrizioni saranno “assolutamente controproducenti” e non apporteranno reali difficoltà all’economia russa, ormai abituata da anni ad aggirare o neutralizzare i colpi occidentali.

La portavoce Zakharova parla chiaramente di una “immunità” che il sistema russo ha maturato a forza di queste misure, fra canali commerciali differenziati, strategie di export verso Asia e Africa, e un’inventiva resiliente nel riciclo dei flussi finanziari globali.​

Mentre Trump (e la NATO tutta) si illude di strangolare un’economia che si è immunizzata, Putin può permettersi di ignorare il teatrino delle minacce internazionali e concentrarsi su una guerra che, tra crisi e propaganda, non accenna davvero a spegnersi.​

L’Europa: il vaso di coccio schiacciato tra le alleanze

Nel frattempo l’Unione Europea ha deciso di allinearsi, varando il diciannovesimo pacchetto di sanzioni contro Mosca. Con grande puntualità, Bruxelles prende di mira il settore energetico russo, in una spirale che però finisce per colpire in modo sproporzionato i consumatori e le aziende europee, esposte alle oscillazioni incontrollate di prezzi e disponibilità.

Le deroghe concesse a Ungheria e Slovacchia dimostrano che, dietro la facciata unitaria, l’Europa si sgretola sotto la pressione del proprio stesso embargo. Le economie più vulnerabili continuano ad acquistare petrolio russo, mentre i prezzi del gas e della benzina schizzano alle stelle per milioni di cittadini del continente.​

In tale contesto, la tanto decantata “costanza occidentale” diventa un boomerang e si rivela come puro autolesionismo. Le imprese italiane e tedesche denunciano danni crescenti, mentre la Russia riesce a piazzare sul mercato nero, oppure attraverso triangolazioni con Paesi terzi, la maggior parte del proprio petrolio, spesso a condizioni persino più vantaggiose.​

Trump tra propaganda e vertici annullati

L'annuncio delle sanzioni è giunto dopo la cancellazione all’ultimo minuto del previsto vertice bilaterale tra Trump e Putin a Budapest. Mentre il presidente statunitense ostenta martellanti dichiarazioni di buona volontà (“ogni volta che parlo con Vladimir ho una buona conversazione e poi non si approda a nulla”), la politica estera americana preferisce affidarsi a piani punitivi che sembrano ormai un riflesso automatico, più che un vero tentativo di soluzione diplomatica.​

Intanto Zelensky cerca di raccogliere il favore occidentale, definendo “giusto compromesso” il congelamento della guerra sulla base della linea del fronte attuale, ma la realtà è che la discussione politica resta bloccata sotto il peso di sanzioni che non spostano equilibri né convincono le parti a sedersi a un tavolo autonomo.​

Chi paga davvero il prezzo della guerra e delle sanzioni?

Se le misure contro Rosneft e Lukoil dovessero funzionare, il primo risultato sarebbe un’ulteriore impennata del prezzo del greggio e del gas in Europa, un flusso di denaro in partenza verso intermediari e nuovi attori asiatici, mentre la Russia accresce la propria autonomia finanziaria.

Per ogni barile di petrolio “sanzionato”, Mosca trova una rotta alternativa – e il costo viene scaricato sulle spalle di cittadini europei, imprese, famiglie, lavoratori.​

Alla fine, il vero colpo di scena del dramma russo-occidentale non è la guerra dei missili, ma quella economica, e l’Europa rischia di pagare il prezzo più salato, senza ottenere alcun reale vantaggio geopolitico. Le sanzioni si rivelano più una sceneggiata antirussa che una strategia efficace, solleticando appena Putin e lasciando l’Occidente a fare i conti con le proprie contraddizioni e debolezze.

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