30 Oct, 2025 - 11:00

Che malattia ha Elena Di Cioccio? La terribile diagnosi e il tentato suicidio

Che malattia ha Elena Di Cioccio? La terribile diagnosi e il tentato suicidio

Quando nel 2023 Elena Di Cioccio ha deciso di raccontare pubblicamente la sua malattia, l’Italia intera si è fermata ad ascoltare. L’ex inviata de "Le Iene", con la sua voce ironica e la sua energia contagiosa, ha scelto di togliersi una maschera indossata per oltre vent’anni.

Una rivelazione forte, piena di dolore ma anche di libertà: Elena è sieropositiva dal 2002. Una diagnosi che ha cambiato radicalmente la sua vita e che lei stessa definisce "un terremoto emotivo, un prima e un dopo impossibile da ignorare".

Per più di due decenni, ha vissuto nel silenzio, nascondendo la malattia dietro la corazza dell’ironia, del lavoro, dei successi. Ma sotto quella corazza c’era una battaglia quotidiana fatta di paure, segreti e solitudine. Elena non ha mai voluto pietà: ha voluto, invece, raccontare una verità che appartiene a molti, ma che pochi hanno il coraggio di dire.

La sua testimonianza è diventata un manifesto di rinascita, un urlo gentile contro lo stigma che ancora oggi accompagna l’HIV. Ecco cosa sappiamo sul suo difficile percorso.

Elena Di Cioccio: che malattia ha?

Era l’11 febbraio 2002 quando Elena, durante una serie di analisi di routine, ha ricevuto la notizia che nessuno vorrebbe mai sentire: il test era positivo all’HIV. In un’epoca in cui la percezione del virus era ancora avvolta da paura e disinformazione, quella frase ha avuto per lei il sapore di una condanna:

virgolette
Mi sono sentita come se avessi una data di scadenza

Fino a quel momento, la sua vita era piena di progetti, musica, ambizioni. Ma quella diagnosi ha spazzato via ogni certezza, lasciandola sola con i propri pensieri. Elena ha ammesso di essere sempre stata una persona attenta, "quasi integralista", ma la malattia è arrivata comunque, scombinando tutte le regole. Nei primi tempi, la reazione è stata di shock, vergogna e silenzio.

Per anni non ha avuto la forza di confidarsi nemmeno con i familiari. Il timore del giudizio, alimentato dai pregiudizi dell’epoca, l’ha spinta a isolarsi. Si è chiusa in se stessa, vivendo una doppia vita: quella pubblica, piena di luce e risate, e quella privata, segnata da paura e dolore. Ogni giorno era una recita.

Ma dietro le quinte, la realtà era molto diversa.

Elena ha raccontato che il medico che le ha comunicato la diagnosi le ha parlato con freddezza, come se le stesse leggendo una cartella qualunque. In quel momento, il mondo le è crollato addosso: "È come se qualcuno ti avesse detto che la tua vita finirà prima degli altri", ha spiegato in più interviste. Da quel giorno, la sua esistenza è diventata una lotta invisibile, fatta di medicine, silenzi e resistenza.

Gli anni bui: stigma, dipendenze e tentato suicidio

Il periodo successivo alla diagnosi è stato per Elena un tunnel oscuro. L’attrice ha parlato apertamente di quegli anni difficili, in cui ha dovuto fare i conti non solo con la malattia ma con la vergogna imposta dallo stigma sociale. L’HIV, all’epoca, era ancora associato a concetti come promiscuità, tossicodipendenza o emarginazione. Lei, che di tutto questo non aveva nulla, si è ritrovata improvvisamente etichettata da un pregiudizio collettivo.

Per affrontare quel dolore, ha cercato rifugio in abitudini autodistruttive. Ha parlato di dipendenze, di relazioni sbagliate, di un malessere profondo che le toglieva il respiro. Era come vivere con una ferita aperta che nessuno vedeva. Tutto questo l’ha portata a toccare il fondo, fino al punto più tragico: un tentato suicidio.

Nel suo libro "Cattivo sangue", Elena racconta quel momento senza filtri. Non per spettacolarizzare, ma per dare voce a chi vive la stessa disperazione. "Volevo solo smettere di sentire dolore", scrive. La diagnosi, i segreti, l’isolamento avevano scavato dentro di lei un abisso di solitudine. Ma anche in quel buio, qualcosa è rimasto acceso: una scintilla di sopravvivenza.

Il percorso di rinascita non è stato immediato. Ha dovuto ricominciare passo dopo passo, affrontando la malattia con consapevolezza e imparando a non odiarsi. L’amore per la vita, l’ironia e la voglia di raccontare la verità l’hanno salvata. E oggi, guardandosi indietro, Elena parla di quella fase come di una "notte lunghissima" che finalmente ha visto l’alba.

Elena Di Cioccio: il coming out e il dolore per la madre

Dopo oltre vent’anni di silenzio, Elena ha trovato il coraggio di parlare pubblicamente della sua sieropositività. Lo ha fatto davanti alle telecamere de "Le Iene", con parole semplici ma potentissime:

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Potete toccarmi, abbracciarmi, baciarmi. Non sono contagiosa

Ha detto, spiegando che grazie alle terapie antiretrovirali oggi è "negativizzata", cioè non trasmette il virus. Un messaggio di vita, non di malattia. Da quel momento, Elena è diventata una voce fondamentale nella lotta contro lo stigma. La sua testimonianza ha aiutato molte persone a sentirsi meno sole e ha mostrato che l’HIV oggi non è più una condanna, ma una condizione gestibile con le cure adeguate.

Tuttavia, la sua storia è segnata anche da un altro grande dolore: la perdita della madre, Anita Ferrari, scomparsa nel 2016. Anita, manager e figura fondamentale nella vita della famiglia Di Cioccio, si è tolta la vita dopo anni di sofferenza. Elena ne ha parlato con grande delicatezza, raccontando quanto quel lutto l’abbia devastata: "Quando è morta, ho sentito che si era spenta una parte di me".

È stato un colpo che si è sommato a un percorso già complesso, ma anche da quella tragedia Elena ha trovato la forza di rialzarsi. La fede buddista, la cucina (riscoperta grazie a "Celebrity MasterChef") e la scrittura l’hanno aiutata a ritrovare equilibrio e pace interiore.

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