La Francia torna a confrontarsi con l’incubo del terrorismo jihadista. A pochi giorni dal decennale degli attentati del 13 novembre 2015 — quelli del Bataclan, dello Stade de France e dei bistrot parigini — tre giovani donne francesi sono state arrestate con l’accusa di aver progettato un nuovo attentato nella capitale.
Un episodio che riaccende l’allarme sicurezza e conferma quanto la minaccia islamista, lungi dall’essere un capitolo chiuso, resti ancora radicata nel cuore dell’Europa.
Secondo quanto comunicato dalla Procura nazionale antiterrorismo (Pnat), le tre sospettate — di 18, 19 e 21 anni — sono state fermate in diverse località della Francia: Lione, Vierzon e Villeurbanne.
Tutte risultano di nazionalità francese, ma i servizi segreti interni le ritengono radicalizzate e potenzialmente pronte ad agire. L’indagine, condotta dalla Direzione generale per la sicurezza interna (DGSI), è stata aperta con l’accusa di “partecipazione a un’associazione terroristica in vista della preparazione di crimini contro le persone”.
La più giovane, una ragazza di 19 anni attualmente disoccupata e senza titolo di studio, è indicata dagli inquirenti come la mente del progetto.
Gli investigatori sostengono che fosse in contatto con un militante islamista, con il quale avrebbe discusso l’acquisto di un fucile d’assalto Kalashnikov e la costruzione di cinture esplosive.
Le intenzioni del gruppo, secondo le prime ricostruzioni, sarebbero state dirette contro bar e sale da concerto di Parigi, anche se nessun obiettivo specifico era stato ancora individuato.
Le tre ragazze, per ora detenute in via preventiva, si sarebbero incontrate almeno una volta durante la fase preparatoria, un elemento che per gli inquirenti indica un chiaro processo di pianificazione.
Tuttavia, le difese invitano alla prudenza: “L’istruttoria servirà a distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è”, ha dichiarato l’avvocato Thibault Bailly, legale della 21enne, una donna con disabilità motoria e un passato difficile.
Il suo collega Jean-Baptiste Riolacci, difensore della 18enne, parla invece di “fantasie adolescenziali più che di terrorismo organizzato”.
Con questo caso, sale a sei il numero degli attentati sventati in Francia nel 2025. Un dato che evidenzia la costante pressione dei servizi antiterrorismo, ma anche l’adattamento del jihadismo a nuove forme di reclutamento, spesso legate ai social network e alla rete sommersa dell’estremismo online.
La radicalizzazione giovanile resta infatti uno dei principali campi d’intervento delle autorità francesi, che dal 2020 hanno potenziato i programmi di prevenzione e deradicalizzazione nei quartieri a rischio.
Secondo fonti della DGSI, molti dei casi più recenti coinvolgono individui senza legami diretti con organizzazioni terroristiche note come ISIS o Al-Qaeda, ma che si ispirano alla loro ideologia da autodidatti.
L’emergere di figure femminili, peraltro giovanissime, mostra una trasformazione del fenomeno: la propaganda jihadista punta oggi anche su narrative di emancipazione e appartenenza, sfruttando la fragilità sociale di soggetti isolati o marginalizzati.
Negli ultimi anni la Francia è rimasta uno dei principali bersagli del terrorismo islamista in Europa. La ferita del Bataclan, con i suoi 130 morti, continua a segnare profondamente la memoria collettiva.
Nonostante il rafforzamento dell’apparato di sicurezza, rimane il timore di “lupi solitari” radicalizzati via internet o di cellule spontanee capaci di passare all’azione in modo imprevedibile.
Le commemorazioni del decennale, previste proprio in questi giorni, hanno riattivato la vigilanza ai massimi livelli. Le autorità temevano possibili azioni simboliche, tese a colpire la popolazione durante eventi o luoghi di aggregazione.
L’arresto delle tre giovani, secondo la Pnat, ha probabilmente prevenuto un dramma che avrebbe potuto riportare Parigi alle ore più buie del 2015.
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