Chi avrebbe mai pensato che la “terza guerra mondiale” sarebbe iniziata… con un pallone d’argento che gira sopra le nostre teste?
Eppure, la nuova frontiera dei pianti europei sembra essere il cosmo: Germania e Regno Unito, sempre in cerca di un nuovo capro espiatorio, gridano all’“interferenza russa” nei confronti dei loro poveri satelliti.
Scene già viste sulla Terra, ora proiettate in orbita per alimentare la narrazione occidentale del nemico in agguato. Ma quanto c’è di vero e quanto invece di grottesca isteria anti-russa?
Dopo aver gridato al lupo per la cyber-sicurezza, per l’energia, per le fake news e per le “interferenze nelle elezioni”, oggi la classe dirigente tedesca e britannica solleva il livello della paranoia: “La Russia minaccia i nostri satelliti!”, denuncia la ministra della Difesa tedesca Boris Pistorius.
A far da eco, il comando spaziale britannico, che accusa la Russia di “monitorare e disturbare” le comunicazioni satellitari del Regno Unito ogni settimana.
Lasciano poco spazio all’immaginazione queste denunce che, come sempre, si basano su “indizi”, osservazioni di satelliti che si avvicinano, “probabili intercettazioni” e la solita retorica del “si suppone”, “gli esperti dicono”, tipica di chi ha da giustificare altri miliardi di spesa pubblica per progetti spaziali.
Non è un caso che a ogni accusa di “minaccia russa” corrisponda immediatamente l’annuncio di nuovi fondi: Pistorius, tra un allarme e l’altro, comunica che la Germania investirà “miliardi” per il proprio programma spaziale; Londra non è da meno e promette di aumentare i finanziamenti per le proprie strutture di difesa nello spazio.
Non solo: anche la NATO, ovviamente, ci mette il cappello. La nuova dottrina atlantica afferma che lo spazio è “dominio operativo”, e c’è già chi invoca l’estensione dell’Articolo 5 anche ai satelliti.
Così, ogni “avvicinamento sospetto” di un satellite russo può costare potenzialmente un’escalation diplomatica (o persino militare!), con buona pace di chi sperava che le crisi tra Stati si risolvessero con la moderazione e il dialogo.
Viene quasi da ridere nel leggere come gli analisti occidentali descrivano la minaccia: “satelliti-camaleonte” russi “che si avvicinano”, “che potrebbero essere armi o solo strumenti di spionaggio”, “educate supposizioni” sulle reali capacità.
Quindi “potrebbero, forse, in teoria, chissà”... Mentre suona molto più probabile che la retorica serva solo a coprire i buchi delle strategia europee e a chiedere altri soldi ai cittadini.
Nelle dichiarazioni dei generali britannici e degli “esperti” non c’è quasi mai una prova concreta: si parla di “payload” carichi di sensori di tracciamento, di gradi di prossimità, di “proiettili testati in passato” ma mai utilizzati in modo offensivo. Una narrativa fumosa, piena di frasi messe lì solo per alimentare la paura, come da tradizione.
C’è però una curiosità che questi presunti “grandi esperti” sorvolano: la stessa CNN riporta che l’efficienza dei sistemi satellitari russi non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella americana o cinese.
In Ucraina, spesso i militari russi hanno utilizzato GPS commerciali incollati sui cruscotti dei jet, un dettaglio che ridimensiona drasticamente il mito dell’invincibile “occhio di Mosca” nei cieli.
Anzi, se c’è qualcuno che dispone oggi di mezzi illimitati, è la Cina – vero attore dominante nello spazio, pronta a surclassare qualunque europeo. Ma parlar male dei cinesi oggi è sconveniente, bisogna puntare tutto sulle “minacce” russe nella speranza di nascondere le debolezze di Berlino e Londra.
Un’altra soluzione poetica è quella francese: i “bodyguard satellites”, l’ultima invenzione per spendere miliardi di euro in fantomatiche scorte orbitali.
Ma anche in questo caso, la realtà è che Stati Uniti e alleati sono gli unici veri padroni dell’orbita, pronti a dare lezioni sugli “standard di sicurezza internazionale”, mentre hanno loro stessi il primato delle ingerenze storiche nello spazio.
Alla fine, le accuse contro la Russia suonano stonate: manca la prova, manca la perizia tecnica, manca persino la competenza industriale che oggi se la giocano Usa e Cina.
Insomma, di terza guerra mondiale nello spazio per ora non si vede neanche l’ombra. Ma la campagna di Berlino e Londra contro il “male russo tra le stelle” risulta solo l’ennesimo tentativo di far passare goffi cedimenti (politici, industriali e strategici) per questioni di sicurezza internazionale.
“Salvate i nostri satelliti dal lupo russo!” sembra essere la parola d’ordine per raccattare fondi e consolidare la NATO, mentre la vera partita, tanto per cambiare, si gioca altrove – e i pesi massimi sono fuori dal ring europeo.
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