17 Nov, 2025 - 11:00

L’importanza della comunicazione medico-paziente

In collaborazione con
J & J Medical Cloude
L’importanza della comunicazione medico-paziente

La comunicazione tra medico e paziente è sempre stata considerata un elemento di grande rilevanza nell’ambito della pratica clinica. Fin dalla sua prima edizione (1950), nell’Harrison’s Principles of Internal Medicine (il più autorevole manuale di medicina interna) si afferma:

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“Nella cura di chi soffre, il medico necessita di abilità tecnica, conoscenza scientifica e comprensione umana. Dal medico ci si aspettano tatto, compassione e comprensione, perché il paziente non è un semplice insieme di sintomi, segni, funzioni disordinate, organi danneggiati o emozioni disturbate. Il paziente è un essere umano che prova paura e speranza, e che cerca sollievo, aiuto e rassicurazione”.

Ma una corretta comunicazione è cruciale anche per poter inquadrare al meglio la situazione clinica e scegliere il miglior trattamento possibile, ed è quindi del tutto comprensibile che anche oggi, in quella che viene spesso definita era digitale, si attribuisca una fondamentale importanza a tutte le possibili strategie per una migliore comunicazione medico-paziente.

Anche nel nostro ordinamento giuridico si parla del rapporto tra medico e paziente. Nella Legge 219/2017 (la cosiddetta “Legge del Biotestamento” si afferma che la formazione iniziale e continua dei medici e degli altri esercenti le professioni sanitarie comprende la formazione in materia di relazione e di comunicazione con il paziente, di terapia del dolore e di cure palliative.

Comunicazione tra medico e paziente: i modelli in letteratura

La fondamentale importanza della comunicazione tra medico e paziente è dimostrata anche dai vari modelli e dalle procedure standardizzate per renderla più efficace e produttiva. Tra i vari contributi presenti in letteratura si possono per esempio ricordare la Calgary-Cambridge guide to the medical interview, il Four Habits Model.

La Calgary-Cambridge Guide è un modello strutturato di intervista medica che è stato realizzato negli anni Novanta del secolo presso l’Università di Calgary (Canada) e l’Università di Cambridge (Regno Unito). L’obiettivo della guida è fornire un metodo standardizzato per condurre la conversazione con il paziente.

Anche il modello Four Habits Model è stato realizzato negli anni Novanta e si pone come obiettivo di rendere il più efficiente possibile l’incontro tra medico e paziente, attribuendo anche una notevole importanza all’empatia. Si ricorda inoltre il protocollo SPIKES, ideato nel 2000 dall’oncologo Robert Buckman, è un modello che aiuta il medico a comunicare le cattive notizie con sensibilità ed empatia.

La comunicazione digitale: i pro e i contro

La digitalizzazione ha avuto un impatto non indifferente in tutti i settori, non ultimo quello sanitario, dove ha anche portato all’introduzione di nuovi strumenti di comunicazione tra medico e paziente. Accanto a quelli più “semplici” come le e-mail e le più comuni app di messaggistica (WhatsApp, Telegram, Signal e altre), oggi si utilizzano anche piattaforme digitali e applicazioni pensate specificamente per il colloquio tra medico e paziente.

Questi strumenti sono particolarmente utili per coloro che hanno difficoltà, anche per ragioni geografiche, a raggiungere gli ambulatori e le strutture sanitarie e per i pazienti con malattie croniche (che necessitano di periodiche verifiche). Ciò risulta indubbiamente positivo, sia per i pazienti che per i medici.

Non mancano però le criticità, tra cui la mancanza di contatto diretto, una componente molto importante, soprattutto per i pazienti più fragili e anziani. Questo modo di comunicare può infatti risultare più “freddo” e distaccato e per il medico può essere anche più difficile cogliere determinati segnali “non verbali” se non ha di fronte a sé il paziente.

È quindi molto importante che la comunicazione digitale, che ha indubbiamente molti pro, non sostituisca mai del tutto quella in presenza, ma la integri in modo equilibrato in modo che sia preservato il lato umano della relazione.

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