Guido Di Leone, chitarrista jazz di grande talento e fondatore della celebre scuola musicale "Il Pentagramma" di Bari, ha recentemente lasciato un vuoto enorme nel panorama musicale italiano.
La sua scomparsa, avvenuta l’11 novembre 2025, ha colpito profondamente colleghi, studenti e appassionati di jazz.
Ma com’è morto davvero? Quale malattia ha affrontato e come ha vissuto gli ultimi anni della sua vita? Facciamo luce sulla carriera, sulla malattia e sull’eredità di un musicista che ha segnato un’epoca.
Nato a Bari nel 1964, Guido Di Leone ha trasformato la sua passione per la chitarra in una carriera luminosa. Ispirato dal mito del chitarrista americano Jim Hall, Di Leone ha esordito nel 1991 con l’album All for Hall, consacrando il suo stile moderno e raffinato.
Negli anni ha pubblicato quasi un centinaio di dischi, alternando ruoli da leader e da sideman, e collaborando con grandi nomi del jazz italiano come Paolo Fresu e Fabrizio Bosso.
Ma Guido non si è fermato alla musica da palco: nel 1985 ha fondato la scuola musicale "Il Pentagramma" di Bari, diventata rapidamente un punto di riferimento per i giovani musicisti.
La sua attività didattica si è estesa anche al Conservatorio "Duni" di Matera, dove ha insegnato chitarra jazz, plasmando intere generazioni di artisti. Chi lo ha conosciuto ricorda un maestro rigoroso ma generoso, capace di unire tecnica e passione in ogni lezione.
Negli ultimi anni, Guido Di Leone ha affrontato una malattia che ha progressivamente limitato la sua attività pubblica e concertistica. I dettagli medici non sono stati divulgati, a rispettare la sua riservatezza, ma è chiaro che si trattava di un problema serio che ha inciso profondamente sulla sua vita quotidiana.
Nonostante tutto, Guido ha continuato a suonare, insegnare e partecipare a eventi musicali, mantenendo quell’energia e quella dedizione che lo caratterizzavano.
La sua morte, avvenuta nella città natale di Bari, ha lasciato un grande dolore tra amici, colleghi e allievi, che hanno ricordato la sua capacità di trasformare la musica in un messaggio di speranza e gioia.
Come spesso accade per i grandi artisti, Guido ha affrontato la malattia con discrezione, proteggendo chi gli stava vicino e continuando a vivere la sua arte fino alla fine.
Guido Di Leone lascia un patrimonio culturale e umano inestimabile. La sua discografia, le collaborazioni con artisti nazionali e internazionali, e soprattutto l’attività didattica alla scuola "Il Pentagramma" costituiscono un’eredità che continuerà a influenzare il jazz italiano per decenni.
La scuola prosegue con l’impegno dei suoi allievi e collaboratori, portando avanti l’insegnamento di un uomo che ha sempre messo al centro il talento e la passione. Chi lo ha conosciuto ricorda non solo il musicista virtuoso, ma anche l’uomo umile, gentile e profondamente generoso.
Il suo approccio al jazz - considerato da lui stesso un continuo dialogo e una costante ricerca - rimarrà un esempio per chiunque desideri dedicarsi alla musica con cuore e professionalità. Come diceva spesso Guido:
"Il jazz è vita: reinventarsi e comunicare è l’essenza del nostro mestiere", un insegnamento che oggi risuona più forte che mai.
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