Il caso di Chiara Poggi, uccisa nella villetta di famiglia a Garlasco nel 2007, continua a sollevare interrogativi e polemiche. La riapertura delle indagini a carico di Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, ha riportato al centro dell’attenzione la complessità di un crimine che, dopo 18 anni, sembra non aver ancora trovato una risposta definitiva, nonostante la condanna di Alberto Stasi a 16 anni di reclusione.
Il criminologo investigativo Carmelo Lavorino, intervistato da Tag24, ha evidenziato gli errori commessi nella prima indagine ed esposto un’analisi comparata tra i profili criminologici di Alberto Stasi e Andrea Sempio, evidenziando anche il possibile movente dell'efferato omicidio.
Lavorino spiega che gli indicatori del crimine sono 44 e rappresentano segnali utili per comprendere le dinamiche e le motivazioni di un delitto. Tra questi, il criminologo si è focalizzato sugli indicatori concettuali o fondamentali, che riguardano la dimensione psicologica. Ad esempio il movente, il contesto e le modalità esecutive.
Secondo il criminologo, nel caso di Andrea Sempio, il movente potrebbe essere stato un tentativo di approccio sessuale a Chiara seguito da rifiuto, trasformato in una violenta reazione dovuta a ira e paura delle conseguenze legali. Lavorino parla di “tacitazione testimoniale”, ossia l’eliminazione della vittima per impedire che testimoniasse contro l’aggressore.
Nel caso di Stasi, invece, il movente non è chiaro. Lavorino fa riferimento a ipotesi non provate, come la rabbia legata a un litigio per presunte foto compromettenti. “L’intento primario di Sempio sarebbe stato l’aggressione sessuale; per Stasi, l’omicidio sarebbe avvenuto per rabbia dopo un litigio”, chiarisce.
Un altro indicatore è il contesto dell’evento delittuoso. Nel caso di Stasi, si configura come omicidio conseguente a un forte confronto emotivo. Mentre per Sempio si tratterebbe di omicidio in seguito a un tentativo di crimine sessuale. L’arma del delitto e la tecnica esecutiva sono indicatori importanti: in entrambi i casi, Lavorino sottolinea che si tratta di un omicidio non premeditato.
Carmelo Lavorino spiega, inoltre, che gli indicatori includono anche la capacità o meno dell’aggressore di depistare le indagini. Secondo la sua analisi, né Sempio né Stasi avrebbero attuato depistaggi personali.
Sullo sfondo, sia la rabbia sia il desiderio di far sparire la vittima sono evidenti, ma potrebbero corrispondere a diversi soggetti, rivela ancora l'investigatore: non solo ai due sospettati più noti.
Lavorino è netto sulle lacune e sugli errori delle indagini del 2007: “Stiamo pagando la leggerezza e la superficialità delle indagini iniziali. L’impianto accusatorio contro Stasi è ridicolo e fallace”.
L'indagine sul delitto di Garlasco ha portato alla luce un presunto caso di corruzione che coinvolge Mario Venditti, ex procuratore a Pavia, e Giuseppe Sempio. Secondo le accuse, il magistrato avrebbe ricevuto una somma di denaro per archiviare la prima indagine a carico di Andrea nel 2017.
Qual è l'opinione di Lavorino in merito? “Non credo che un procuratore aggiunto possa cadere in un disegno di corruzione così banale" sostiene.
L'ipotesi è che qualcuno conoscesse già le intenzioni di Venditti e le abbia usate a proprio vantaggio. "Se ci sono state richieste di soldi per addomesticare un’archiviazione, qualcuno si è venduto, e il procuratore può capire in due minuti chi sia stato. Avrebbe dovuto difendersi immediatamente e fare i nomi dei possibili responsabili.”
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