12 Nov, 2025 - 18:23

Italiani all’estero 2025: vent’anni di partenze e chi sono davvero quelli con la valigia

Italiani all’estero 2025: vent’anni di partenze e chi sono davvero quelli con la valigia

Sì, forse dopo vent’anni di addii qualche domanda ce la siamo posta. Dopo una lunga pausa di riflessione, l’Italia torna a confrontarsi con il tema dell’emigrazione: giovani, famiglie e pensionati ricominciano a cercare altrove nuove opportunità di vita e di lavoro.

Secondo il Rapporto Italiani nel Mondo 2025 della Fondazione Migrantes, pubblicato a novembre, gli italiani all'estero rappresentano un fenomeno più complesso: circa 1,64 milioni cittadini italiani hanno scelto di espatriare per motivi lavorativi, familiari o di carriera.

Non si tratta soltanto della solita “fuga dei cervelli”. Anche a voler guardare il bicchiere mezzo pieno, non c’è molto da rassicurarsi: la mobilità italiana all’estero è oggi un fenomeno ampio e articolato. Il mercato del lavoro internazionale attrae laureati, lavoratori qualificati e giovani in cerca di dignità professionale o di quel riconoscimento che, troppo spesso, nel nostro Paese rimane invisibile.

Numeri che raccontano anche storie di giovani in cerca di futuro, di famiglie che seguono i figli e di nonni trasformati in baby-sitter internazionali per sostenere le nuove generazioni. Ma chi sono davvero gli italiani con la valigia del 2025?

Italiani all'estero 2025: la nuova emigrazione tra giovani in fuga e nonni baby-sitter

Il grande problema di questa “diaspora moderna”, più fluida e meno drammatica di quella storica, rimane, come evidenziato da Il Sole 24 Ore, uno dei nodi che segneranno il futuro demografico ed economico del Paese.

Nel Rapporto Migrantes 2025, la presenza degli italiani all’estero iscritti all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero), oggi oltre 6 milioni di cittadini, pari al 12% della popolazione nazionale, assume una valenza doppia: da un lato rappresenta una rete globale di connessione con l’Italia, dall’altro un segnale d’allarme sullo svuotamento interno.

Negli ultimi vent’anni, gli italiani che hanno lasciato le proprie origini hanno tracciato percorsi verso Regno Unito, Germania e Spagna, mete tradizionali dove il flusso resta consistente. Negli ultimi anni, però, il sentiero dell’emigrazione si è spostato verso nuove destinazioni come Portogallo, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti, attrattive per condizioni fiscali, qualità della vita e opportunità professionali.

Come riporta Avvenire, è cambiata anche la percezione delle difficoltà all’estero: molti non partono più per “fuga”, ma con un piano strutturato, curato nei minimi dettagli e orientato alla costruzione di un progetto di vita sostenibile, sostenuto da salari più alti e da un costo della vita più basso rispetto all’Italia.

Proprio questa nuova consapevolezza ha portato alla luce un fenomeno crescente. Secondo Il Fatto Quotidiano, gli espatri dei laureati under 35 sono aumentati del +38% rispetto al 2010, con picchi nelle regioni del Mezzogiorno.

Gli italiani che scelgono di partire non inseguono solo i sogni. A spingerli è spesso la mancanza di opportunità, meritocrazia e stabilità, elementi che trovano invece in contesti dove l’esposizione sociale e culturale è più ampia e riconoscente rispetto all’Italia.

Dai giovani ai “nonni baby-sitter”: una migrazione di famiglie

L’Italia del 2025 cambia volto anche fuori dai confini. La nuova emigrazione non è più una fuga giovanile ma un fenomeno familiare, dove generazioni diverse si muovono insieme, unite dal bisogno di equilibrio economico e affettivo.

Accanto ai giovani in cerca di stabilità, crescono i pensionati che seguono i figli all’estero, trasformandosi in “nonni baby-sitter” e diventando i pilastri di un welfare domestico transnazionale.

Secondo la Fondazione Migrantes, gli italiani iscritti all’AIRE sono ormai oltre 6 milioni, pari al 12% della popolazione nazionale. Le mete più ambite restano Portogallo e Spagna, scelte per la qualità della vita e la tassazione agevolata.

Ma il motore resta lo stesso: stipendi bassi e precarietà. Secondo Eurostat 2025, i salari medi italiani, in particolare quelli dei giovani, risultano significativamente inferiori alla media europea, con una crescita salariale che procede a un ritmo molto più lento rispetto agli altri Paesi UE.

Non è solo una fuga, ma una scelta consapevole di chi cerca riconoscimento, prospettive e dignità professionale.

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