Ieri 19 novembre ha preso il via la 113ª edizione della Coppa Davis. Nato all’inizio del Novecento, il torneo mondiale è ancora oggi uno dei simboli più riconoscibili del tennis. La sua storia parte dai campi di Boston e da un’idea che avrebbe cambiato per sempre questo sport.
Tutto ruota attorno all’intuizione di un giovane studente che immaginò un torneo capace di mettere una nazione contro l’altra, unendo competizione, spirito di squadra e un trofeo diventato un’icona. Da allora, quel nome è rimasto legato a una tradizione unica. Ma perché si chiama Coppa Davis? Scopriamolo ripercorrendo nel dettaglio la sua storia.
Il torneo prende il nome da Dwight Davis, studente di Harvard di 22 anni e appassionato tennista. Dopo aver visto un torneo in California, decise di proporre una sfida tra Stati Uniti e Gran Bretagna, convinto che il tennis dovesse avere una competizione a squadre nazionali. Per realizzare l’idea coinvolse i vertici del tennis americano e britannico, che accolsero subito la proposta.
In poche settimane gli Stati Uniti organizzarono tutto, ospitando il primo confronto nel 1901. La sfida terminò 3-0 a favore degli americani, guidati proprio da Davis. Stravagante e brillante, fu finalista anche nel doppio a Wimbledon prima di dedicarsi alla politica, diventando ministro della guerra e governatore delle Filippine.
Il trofeo è uno dei più celebri al mondo. Fu creato dal britannico Rowland Rhodes e modellato come una grande ciotola d’argento, una forma molto comune all’epoca per coppe celebrative. Il soprannome “insalatiera” nacque per i motivi floreali aggiunti sulla superficie, che ricordavano un vero recipiente da tavola.
Nel corso degli anni la struttura originale è stata arricchita con tre piedistalli che portano l’altezza oltre un metro e il peso a circa 105 chili. Davis pagò di tasca propria la realizzazione, spendendo 1000 dollari dell’epoca pur di dare al torneo un trofeo immediatamente riconoscibile.
La Coppa Davis ha cambiato volto più volte. Un tempo si giocavano cinque incontri su cinque set, con sfide in casa o in trasferta decise dalla Nazione ospitante. Dal 2019 il torneo prevede una fase con 18 squadre divise in sei gironi da tre. Accedono ai quarti le prime e le due migliori seconde. Le Finals si disputano in un’unica sede e i match si giocano al meglio di due set.
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