La parabola di Boris Becker è una di quelle storie che sembrano scritte per un film: il ragazzino prodigio che ha conquistato Wimbledon a 17 anni, l’uomo che ha incantato il mondo con un tennis esplosivo e un carattere magnetico… e poi il crollo, i processi, la prigione.
Un rollercoaster emotivo e mediatico che ha acceso domande ovunque: come ha fatto una leggenda dello sport a finire dietro le sbarre?
Se stai cercando di capirci qualcosa tra debiti, bancarotta e celle di massima sicurezza, sei nel posto giusto.
Nel 2017 la vita di Becker ha fatto una brusca inversione a U: il tribunale britannico lo ha dichiarato ufficialmente fallito. Un passaggio quasi surreale per un uomo che negli anni d’oro aveva guadagnato oltre 40 milioni di euro.
Eppure, i conti non tornavano più: un debito di circa 6 milioni di euro verso una banca privata inglese si era trasformato in un macigno impossibile da sostenere.
L’immagine del campione che faceva esplodere Wimbledon si è improvvisamente sovrapposta a quella di un uomo sommerso da carte, ingiunzioni e curatori fallimentari. E lì è iniziata una delle domande più cercate su Google: "Come ha fatto Becker a perdere tutto?"
Tra investimenti sbagliati, spese fuori controllo e una gestione discutibile, il castello è crollato. Il passo successivo è stato ancora più duro: nel 2022 Becker è stato condannato a due anni e mezzo di carcere per bancarotta fraudolenta.
Il tribunale ha stabilito che aveva nascosto beni e informazioni per evitare che fossero usati per ripagare i creditori. Un’accusa pesante e, soprattutto, un colpo durissimo per la sua immagine pubblica.
Becker ha ammesso, con un’onestà che ha colpito molti, di aver commesso errori enormi: "Ho sbagliato. Ho cercato di proteggere quello che era mio, ma l’ho fatto nel modo sbagliato". Un confessionale che però non lo ha salvato dal carcere.
Wandsworth non è un carcere qualunque. È uno dei penitenziari più duri del Regno Unito, un luogo in cui finiscono criminali violenti, dove le celle sono sovraffollate e il clima è tutt’altro che rassicurante.
È lì che Boris Becker è stato rinchiuso, passando da interviste, campi da tennis e jet privati a una cella umida e rumorosa.
Il suo racconto ha dell’incredibile. Ha parlato di notti piene di urla, di detenuti che si azzuffavano a pochi metri da lui. Una volta, durante una partita di poker, alcuni criminali hanno tentato di estorcergli denaro. "Se un amico non avesse fatto un bonifico immediato, avrei rischiato grosso" ha raccontato.
Il mito del campione si è ritrovato a confrontarsi con una realtà brutale, fatta di rigide regole e quotidiane minacce. In una delle sue testimonianze più forti, Becker ha detto: "A un certo punto ho capito che dovevo solo sopravvivere".
L’esperienza l’ha segnato profondamente. Ha perso peso, ha sofferto il freddo, ha avuto paura per la sua incolumità. Ma ha anche trovato un modo per resistere, stringendo i denti come faceva nei match più difficili.
Dopo otto mesi, Becker ha potuto lasciare la prigione grazie a una norma britannica che permette ai detenuti stranieri di essere deportati per scontare il resto della pena nel proprio Paese. È tornato in Germania, dove ha vissuto sotto sorveglianza, finalmente lontano dall’incubo di Wandsworth.
E lì è iniziato un nuovo capitolo. Non quello del trionfatore dei grandi Slam, ma quello dell’uomo che si è dovuto ricostruire da zero.
Ha scritto "Inside", un libro in cui non ha risparmiato dettagli, raccontando tutto: la paura, le umiliazioni, la vergogna, ma anche la determinazione che gli ha permesso di rimettere insieme i pezzi.
Ha parlato delle lacrime, della rabbia, degli errori. Un’opera che ha colpito per la sua autenticità e che ha fatto scoprire un Becker meno campione e più umano.
Parallelamente è tornato al mondo che ama: il tennis. Oggi commenta, analizza, dà consigli alle nuove generazioni. E non solo: ha confessato di aver trovato nel golf una valvola di sfogo, un modo per "ritrovare ritmo e testa".
Ma uno dei pilastri della sua rinascita è stata la famiglia. La sua attuale moglie, Lilian de Carvalho Monteiro, è rimasta al suo fianco in ogni momento: durante l’arresto, i processi, la detenzione.
"Sono sopravvissuto grazie al suo amore" ha dichiarato. E nel 2025 i due hanno avuto un figlio, un simbolo di un nuovo inizio dopo anni di caos. Oggi Becker vive in Italia, a Milano, città che lo ha adottato e che gli ha permesso di reinventarsi.
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