L’intervista di Moni Ovadia, attore e cantautore, a Tag24 offre un'analisi critica della crisi a Gaza e del recente cessate il fuoco, evidenziando le contraddizioni nascoste dietro il piano di pace e le difficoltà future per la regione. Ovadia invita a riflettere su una soluzione autentica e sulla necessità coinvolgere i palestinesi nella trattativa per salvaguardarne i diritti.
Il 10 ottobre 2025 è entrato in vigore l'accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas. Il piano di pace del presidente americano, Donald Trump, ha avuto una ampissima copertura mediatica, oltre al sostegno di numerosi paesi da tutto il mondo.
A distanza di circa due mesi, però, continua la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza. Secondo l’UNICEF, dall’inizio della tregua hanno perso la vita almeno 67 bambini. L’OMS segnala che, tra i quasi 6.900 minori esaminati, il 7,4 per cento risulta affetto da malnutrizione acuta, mentre circa un milione di persone continuano a vivere da sfollati, costretti a rifugiarsi in tende.
Nonostante l’emergenza continui, sembra che i riflettori si siano spenti su questo territorio.
“Io l'avevo previsto in una mia riflessione, il momento più pericoloso sarà quando la violenza più manifesta apparirà conclusa, ma la violenza continua e non dimentichiamo anche i territori della Cisgiordania”, ha affermato Moni Ovadia, in un'intervista a Tag24.
Secondo Ovadia la situazione non si può definire come una pace vera e propria, ma potrebbe essere definita come "appeasement" ovvero come una pacificazione.
Dove stanno i diritti e la dignità del popolo palestinese in questo quadro? Ovadia ha esposto infatti le preoccupazioni che in questa situazione non verranno tutelati i diritti dei palestinesi, concentrando l’attenzione sulla necessità di un loro coinvolgimento in una vera trattativa di pace che coinvolga molti più attori, dalla Russia alla Cina, all’Iran e le Nazioni Unite.
"La soluzione due popoli due stati è stata resa impossibile dal governo e dall'esercito israeliano e dai coloni", ha affermato Ovadia. Sostiene però un'altra via ovvero una soluzione autentica che “potrebbe essere uno stato laico-democratico per tutti i cittadini di quella terra, che siano musulmani, ebrei, cristiani, drusi, beduini o quello che siano”.
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