Se ti stai chiedendo se "All Her Fault", la miniserie thriller di Peacock (in Italia su Sky dal 23 novembre 2025), sia basata su fatti realmente accaduti, la risposta è sfumata: sì e no.
La storia prende ispirazione da un’esperienza personale dell’autrice Andrea Mara, ma il thriller psicologico con Sarah Snook è principalmente frutto della fantasia.
Quello che Mara ha vissuto con sua figlia nel 2015 ha però dato vita a una tensione reale, trasformata in una narrazione mozzafiato sul senso di colpa materno e sulle paure più profonde di ogni genitore. Ecco cosa si nasconde oltre la finzione da set.
Tutto è cominciato in un normale pomeriggio di aprile del 2015. Mara era andata a prendere sua figlia, allora di cinque anni, a un appuntamento per un playdate organizzato da un’altra mamma. Suona il campanello, ma nessuno risponde. Controlla di nuovo, ancora silenzio.
La casa appare vuota, senza alcun segno di vita. Il cuore di Mara comincia a battere all’impazzata: "E in realtà, ora che ci penso, quanto bene le conoscevo davvero?", scrive. In pochi istanti, il suo cervello immagina scenari inquietanti: e se fosse un elaborato piano di rapimento?
Solo pochi minuti dopo, la vicina le spiega che la famiglia si era trasferita due strade più in là, e Mara ritrova sua figlia sana e salva.
Questo episodio ha acceso l’immaginazione di Mara: cosa sarebbe successo se quell’attesa si fosse prolungata? È da questa tensione reale nasce "All Her Fault", con Marissa Irvine (Sarah Snook) che vive un incubo simile, tra errori di indirizzo e allarmanti incomprensioni.
La miniserie inizia con Marissa che accompagna suo figlio Milo a un playdate. Lo scenario sembra tranquillo, ma basta un numero sbagliato e un indirizzo inesatto per scatenare il caos emotivo: il figlio scompare e la tensione cresce minuto dopo minuto.
Marissa, ricca manager di successo e madre lavoratrice, si trova a dover affrontare il senso di colpa per aver delegato la cura di Milo a una tata fuori città. È qui che entra in scena Jenny Kaminski (Dakota Fanning). Marissa conosce Jenny solo a un paio di eventi sociali scolastici.
Jenny si dimostra comprensiva e collaborativa, ma insieme alle incomprensioni iniziali amplifica il senso di ansia di Marissa, spingendola a mettere in discussione tutte le sue scelte e la sua vita professionale.
La presenza di Jenny aggiunge un ulteriore livello di tensione: non è solo una mamma amica, ma diventa un catalizzatore per dubbi, sospetti e rivelazioni a catena.
Sarah Snook ha raccontato a NPR che recitare Marissa è stata una vera e propria "Olimpiade emotiva", e ha paragonato l’inizio della serie al botto di adrenalina del panico materno, non dovuto a spari o esplosioni, ma a uno stomaco che si stringe per la paura di perdere il proprio figlio.
Nonostante la scintilla sia reale, il resto della serie è pura fiction. Mara e la sceneggiatrice Megan Gallagher hanno ampliato la storia per renderla un thriller psicologico ricco di suspense, inganni e colpi di scena.
Marissa si trova immersa in un intrigo che mette in discussione la sua vita personale e professionale, affrontando accuse morali, sensi di colpa e tensioni con altri genitori.
L’incontro con Jenny rappresenta una svolta narrativa: è il momento in cui Marissa comprende che la realtà può essere più complicata delle sue paure. L’interazione con Jenny e la gestione della situazione dimostrano come le ansie materne possano trasformarsi in drammi quasi surreali, anche senza un vero pericolo.
Gallagher ha spiegato al Los Angeles Times che voleva evidenziare "quanto le donne possano essere appassionate del loro lavoro senza scusarsi, e che è giusto amare ciò che si fa senza sensi di colpa".
Al di là del rapimento fittizio, "All Her Fault" esplora temi universali: il senso di responsabilità materna, la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia, e il peso dei piccoli errori che possono generare panico.
Mara ha raccontato che nel materiale originale era evidente il conflitto tra "genitori di bambini piccoli" e ansia, un’esperienza comune a tante donne.
Per Snook, l’interpretazione è stata ancora più intensa grazie alla sua esperienza personale: madre di una bambina di due anni, ha potuto immedesimarsi nel terrore e nella frustrazione di Marissa. "Come sarebbe se la situazione capitasse a me? Ora che sono genitore lo capisco più a fondo", ha spiegato l’attrice.
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