La telefonata del 24 novembre 2025 tra Xi Jinping e Donald Trump arriva in un momento di forte instabilità geopolitica. Al centro del colloquio vi sono stati il conflitto in Ucraina, le tensioni attorno a Taiwan e il ruolo delle grandi potenze nell’Indo-Pacifico. Sullo sfondo, però, le frizioni con il Giappone e le ambizioni regionali accentuano un clima già carico di incertezze e possibili svolte strategiche.
Il presidente cinese, Xi Jinping, e il presidente americano, Donald Trump, hanno avuto una telefonata il 24 novembre 2025.
Secondo quanto riportato dall'agenzia cinese Xinhua, i due leader hanno parlato della guerra in Ucraina ma anche delle crescenti tensioni attorno a Taiwan. Il presidente cinese ha ribadito la posizione di Pechino sulla questione di Taiwan, sottolineando che la reintegrazione dell'isola è una parte fondamentale dell'ordine mondiale stabilito nel dopoguerra.
Xinhua riporta che Xi, con un richiamo storico, ha ricordato che Cina e Stati Uniti durante la Seconda guerra mondiale erano alleati e combatterono “fianco a fianco” contro fascismo e militarismo. A partire da questo richiamo, Xi sostiene che oggi i due paesi dovrebbero collaborare per difendere l’ordine internazionale nato dalla vittoria di 80 anni fa, cioè la stabilità, le istituzioni e gli equilibri globali derivanti da quel periodo.
Nonostante nell'anno in corso, dopo il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, ci sia stata guerra commerciale tra i due paesi, le relazioni sembrano essersi stabilizzate dopo il vertice tra Xi e Trump, tenutosi in ottobre in Corea del Sud.
La telefonata è avvenuta in un contesto di cambiamenti geopolitici nell’Indo-Pacifico, segnato dalle crescenti tensioni tra Pechino e Tokyo dovute alle dichiarazioni del primo ministro giapponese, Sanae Takaichi, su Taiwan.
Takaichi ha definito eventuali azioni cinesi contro Taiwan come una “situazione di minaccia alla sopravvivenza” del suo paese. Questo ha aggravato le relazioni tra Pechino e Tokyo, estendendo la crisi ai rapporti commerciali e culturali.
Pechino ha risposto a queste tensioni con un atteggiamento particolarmente duro, effettuando esercitazioni militari nel Mar Giallo e rafforzando la sua retorica di difesa della sovranità nazionale contro quella che definisce un’aggressione esterna.
Pechino ritiene che Taiwan, pur essendo amministrata democraticamente, faccia parte del proprio territorio e non esclude la possibilità di usare la forza per riportarla sotto il proprio controllo.
La crisi con Tokyo si inserisce anche in un più ampio contesto di rivalità storica e strategica, con la Cina che vuole riaffermare il proprio ruolo dominante nella regione Indo-Pacifico.
Questo scontro non è una semplice disputa diplomatica ma rappresenta un cambio di fase strategico che potrebbe ridisegnare gli equilibri della regione.
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