Quattordici anni e nove mesi di reclusione. Questa la pena inflitta dalla Corte d'Appello di Torino a Mario Roggero, il gioielliere di Grinzane Cavour (Cuneo) che nell'aprile del 2021 inseguì e uccise a colpi di pistola due dei tre rapinatori che avevano assaltato la sua attività.
L'uomo, oggi 71enne, ha sempre dichiarato di aver agito per legittima difesa. Prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio, in aula ha letto una lunga lettera, ribadendo la sua versione. "Volevo salvare mia moglie e mia figlia", le sue parole.
Roggero - già condannato in primo grado a 17 anni - era accusato di aver ucciso due rapinatori e di averne ferito un terzo. La Corte ha confermato alla fine la sua responsabilità, ma ha deciso per una riduzione di pena, recependo dunque solo in parte le richieste della difesa.
Dopo il verdetto, lasciando l'aula, ha polemizzato con i giudici:
Nessun cenno di pentimento, nessuna apertura nei confronti delle famiglie delle vittime, Andrea Spinelli e Giuseppe Mazzarino, parti civili nel procedimento. "Nessuno di loro ha chiesto scusa per avere un figlio degenere", ha ribadito.
Più cauto il suo avvocato, Stefano Marcolini, che ai giornalisti presenti, accennando alla possibilità di un ricorso, ha detto: "Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza. Poi vedremo cosa succederà in Cassazione".
I fatti risalgono alla sera del 28 aprile 2021. Secondo la ricostruzione dell'accusa, confermata dai filmati di alcune videocamere di sorveglianza, i tre rapinatori furono colpiti da Roggero mentre stavano risalendo sull'auto per darsi alla fuga, ormai fuori dal negozio.
E quando non c'era, dunque, alcun pericolo immediato per l'uomo e i suoi familiari. La difesa, invece, ha sempre sostenuto che egli agì in una condizione di paura, temendo che le armi viste ai rapinatori (un coltello e una pistola giocattolo, come si sarebbe scoperto in seguito) potessero essere usate contro di lui, la moglie e la figlia.
Determinante, nel corso del processo, il precedente del 2015, quando il gioielliere rimase vittima di un'altra violenta rapina, venendo picchiato e minacciato con una pistola. Episodio che, come ha più volte ripetuto, lo avrebbe profondamente segnato.
Prima della lettura del dispositivo, Roggero ha letto in aula una lettera di 26 pagine. "Ho sparato per paura, non per uccidere", ha detto in uno dei punti salienti.
L'uomo ha anche definito la sua vita "rovinata moralmente, fisicamente e psicologicamente", contestando la sentenza di primo grado, che lo aveva appunto riconosciuto colpevole. Sperava, ovviamente, in un esito diverso.
Tanti i messaggi di solidarietà apparsi sui social dopo l'udienza. Tra essi, anche quello del ministro Matteo Salvini, che su X ci ha tenuto a mandare un abbraccio a lui e alla sua famiglia.
Come si può condannare al carcere chi si è difeso dall’assalto dei criminali? Un abbraccio a Mario e alla sua famiglia. Determinati a rendere ancora più chiara la legge che garantisce la Legittima Difesa alle persone perbene. pic.twitter.com/cesN9n2Fln
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) December 3, 2025
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