La Manovra di Bilancio 2026 entra nel rush finale con un calendario compresso che profuma di "tempi supplementari".
Approderà in aula al Senato lunedì 22 dicembre (avrebbe dovuto arrivare al più tardi il 20), con il voto finale previsto martedì 23 entro il pomeriggio, a un soffio dalla vigilia di Natale e naturalmente con l’apposizione della fiducia.
È quanto emerso dalla conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama, svoltasi nel pomeriggio di martedì 16 dicembre, che ha spostato all’ultimo minuto utile i tempi per l’approdo in aula nonostante le proteste delle opposizioni.
Un iter compresso, con il governo accusato di forzature e mancanza di rispetto per il Parlamento.
A guardare bene, infatti, alla base della lentezza con cui si sta procedendo in Commissione Bilancio per l’approvazione degli emendamenti segnalati, non ci sarebbe l’ostruzionismo delle opposizioni – o almeno non solo – bensì le divisioni tra gli alleati di maggioranza che si starebbero dando battaglia su più di una proposta.
Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia, ha minimizzato le critiche al termine della capigruppo:
Per la maggioranza, dunque, si tratta di una prassi ordinaria, con l'aula di Palazzo Madama pronta a lavorare anche nei giorni festivi per evitare ritardi.
E non potrebbe essere altrimenti, dal momento che il rischio è quello dell’esercizio provvisorio: la manovra di bilancio va approvata rigorosamente entro il 31 dicembre dell’anno in corso.
Ma le opposizioni non ci stanno e tuonano contro un "ritardo clamoroso" che, a loro avviso, nasconde motivazioni politiche. Il termine per i subemendamenti all'emendamento-max del governo, presentato ieri in Commissione Bilancio, è slittato a oggi alle 18 (dalle 12 originarie), lasciando meno di 24 ore per esaminare un testo che riscrive la Manovra spostando 3,5 miliardi e con coperture per oltre 6 miliardi.
Una decisione presa, ironia della sorte, mentre due capigruppo di forze non marginali erano impegnati nella conferenza.
Francesco Boccia, capogruppo Pd al Senato, non ha usato mezze misure:
Per Boccia, l'emendamento arrivato all'ultimo minuto è "un'altra manovra", prova di "inadeguatezza non solo a governare ma anche ad avere una visione del paese".
Simile il j'accuse di Raffaella Paita, capogruppo Italia Viva:
La critica più articolata arriva dall’ex ministro M5S Stefano Patuanelli, capogruppo pentastellato al Senanto:
Patuanelli denuncia un ritardo di 16 ore per un emendamento che "riscrive completamente la manovra", chiedendo 48 ore per i subemendamenti:
Conclude con una stoccata istituzionale:
Lo stallo al Senato riflette le tensioni croniche sulla Manovra 2026, già contestata per tagli agli incentivi industriali e risorse limitate per imprese e famiglie.
La maggioranza, con il centrodestra compatto, punta a chiudere i lavori entro il 23 per evitare l'esercizio provvisorio – che bloccherebbe spese e investimenti dal 1° gennaio – e passare il testimone alla Camera.
Le opposizioni, invece, vedono nella compressione dei tempi un'arma per blindare un testo "raffazzonato", promettendo emendamenti e ostruzionismo.
Il rischio esercizio provvisorio aleggia come una spada di Damocle: significherebbe congelare il bilancio dello Stato, con effetti su stipendi pubblici, pensioni e partite IVA. Per Palazzo Chigi, sotto pressione per le fibrillazioni interne (da Fdi a Lega) e le critiche di Confindustria sulle PMI, il voto fiducia del 23 diventa un test cruciale per il governo Meloni.
Intanto, la Commissione Bilancio brucia le tappe: oggi subemendamenti, poi aula. Natale o no, la partita si giocherà fino al 90° e oltre.
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