17 Dec, 2025 - 09:25

La Manovra arriva ai tempi supplementari: calendario stravolto e fiducia inevitabile. E’ caos totale al Senato

La Manovra arriva ai tempi supplementari: calendario stravolto e fiducia inevitabile. E’ caos totale al Senato

La Manovra di Bilancio 2026 entra nel rush finale con un calendario compresso che profuma di "tempi supplementari".

Approderà in aula al Senato lunedì 22 dicembre (avrebbe dovuto arrivare al più tardi il 20), con il voto finale previsto martedì 23 entro il pomeriggio, a un soffio dalla vigilia di Natale e naturalmente con l’apposizione della fiducia.

È quanto emerso dalla conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama, svoltasi nel pomeriggio di martedì 16 dicembre, che ha spostato all’ultimo minuto utile i tempi per l’approdo in aula nonostante le proteste delle opposizioni.

Un iter compresso, con il governo accusato di forzature e mancanza di rispetto per il Parlamento.

A guardare bene, infatti, alla base della lentezza con cui si sta procedendo in Commissione Bilancio per l’approvazione degli emendamenti segnalati, non ci sarebbe l’ostruzionismo delle opposizioni – o almeno non solo – bensì le divisioni tra gli alleati di maggioranza che si starebbero dando battaglia su più di una proposta.

Gasparri minimizza: “Nulla di anomalo, il Senato lavorerà anche nei festivi”

Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia, ha minimizzato le critiche al termine della capigruppo:

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Martedì 23 dicembre, entro il pomeriggio avremo il voto finale sulla legge di stabilità. Nella tarda mattinata si voterà la fiducia e nel pomeriggio la legge di stabilità. Poi la Camera dovrà calendarizzarla di conseguenza, ma anche il Senato è aperto, non c'è nulla di eccezionale o anormale. 

Per la maggioranza, dunque, si tratta di una prassi ordinaria, con l'aula di Palazzo Madama pronta a lavorare anche nei giorni festivi per evitare ritardi.

E non potrebbe essere altrimenti, dal momento che il rischio è quello dell’esercizio provvisorio: la manovra di bilancio va approvata rigorosamente entro il 31 dicembre dell’anno in corso. 

Ma le opposizioni non ci stanno e tuonano contro un "ritardo clamoroso" che, a loro avviso, nasconde motivazioni politiche. Il termine per i subemendamenti all'emendamento-max del governo, presentato ieri in Commissione Bilancio, è slittato a oggi alle 18 (dalle 12 originarie), lasciando meno di 24 ore per esaminare un testo che riscrive la Manovra spostando 3,5 miliardi e con coperture per oltre 6 miliardi.

Una decisione presa, ironia della sorte, mentre due capigruppo di forze non marginali erano impegnati nella conferenza.

Le bordate del Pd: "Piegato il Parlamento al loro volere"

Francesco Boccia, capogruppo Pd al Senato, non ha usato mezze misure:

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'Io penso che il ritardo non sia tecnico ma politico. Il dato politico di oggi è che questo ritardo clamoroso, per il quale si rischia l'esercizio provvisorio, è la riprova che non hanno nessun rispetto per il Parlamento, che hanno piegato il Parlamento al loro volere. Noi ovviamente daremo battaglia fino al giorno del voto''. 

Per Boccia, l'emendamento arrivato all'ultimo minuto è "un'altra manovra", prova di "inadeguatezza non solo a governare ma anche ad avere una visione del paese".

Simile il j'accuse di Raffaella Paita, capogruppo Italia Viva:

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Non è per colpa nostra che siamo arrivati lunghi. Non si è mai visto un andamento come quello che abbiamo visto questa volta sulla legge di bilancio. È una tempistica inaccettabile.

Patuanelli (M5s): "Forzatura grave, riscrive completamente la manovra"

La critica più articolata arriva dall’ex ministro M5S Stefano Patuanelli, capogruppo pentastellato al Senanto:

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Il governo prima non ha dato risposte al Paese, poi ha tentato in modo raffazzonato di recuperare qualche micro-risorsa per il sistema delle imprese e ora pretende che le opposizioni ringrazino e accettino qualsiasi previsione improvvisata pur di arrivare all’assestamento di bilancio in tempi rapidi. Un atteggiamento inaccettabile. 

Patuanelli denuncia un ritardo di 16 ore per un emendamento che "riscrive completamente la manovra", chiedendo 48 ore per i subemendamenti: 

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Solo così è possibile garantire un lavoro ordinato in commissione e un iter corretto in aula, con l’avvio dell’esame il 22 e la conclusione il 23 con le dichiarazioni di voto e il voto finale.

Conclude con una stoccata istituzionale:

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Senza rispetto per il lavoro delle opposizioni e per il Parlamento, il confronto istituzionale viene svuotato di significato. Le opposizioni non accetteranno forzature.

Il rischio esercizio provvisorio e lo scontro finale prima di Natale

Lo stallo al Senato riflette le tensioni croniche sulla Manovra 2026, già contestata per tagli agli incentivi industriali e risorse limitate per imprese e famiglie.

La maggioranza, con il centrodestra compatto, punta a chiudere i lavori entro il 23 per evitare l'esercizio provvisorio – che bloccherebbe spese e investimenti dal 1° gennaio – e passare il testimone alla Camera.

Le opposizioni, invece, vedono nella compressione dei tempi un'arma per blindare un testo "raffazzonato", promettendo emendamenti e ostruzionismo.

Il rischio esercizio provvisorio aleggia come una spada di Damocle: significherebbe congelare il bilancio dello Stato, con effetti su stipendi pubblici, pensioni e partite IVA. Per Palazzo Chigi, sotto pressione per le fibrillazioni interne (da Fdi a Lega) e le critiche di Confindustria sulle PMI, il voto fiducia del 23 diventa un test cruciale per il governo Meloni.

Intanto, la Commissione Bilancio brucia le tappe: oggi subemendamenti, poi aula. Natale o no, la partita si giocherà fino al 90° e oltre.

 

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