Un emendamento alla manovra di bilancio 2022 dice basta agli allevamenti di qualsiasi animale per ricavarne pelliccia; la riproduzione in cattività, la cattura e l'uccisione di visoni, volpi, cani procioni, cincillà e animali di qualsiasi specie per ricavarne pelliccia. Lo rende noto l'OIPA, l'Organizzazione internazionale protezione animali.
La Commissione Bilancio del Senato ha approvato una normativa attesa da moltissimo tempo da chi ama gli animali vietando gli allevamenti da pelliccia nel nostro Paese. Prima firmataria dell'emendamento è stata la senatrice Loredana De Petris (LeU, con altri suoi colleghi di gruppo), poi è stato sottoscritto anche dai senatori Croatti, Perilli e Maiorino (M5S), Giammanco (FI), Unterberger (SVP).
Oltre all'introduzione del divieto dell'allevamento, è previsto che entro il 30 giugno 2022 i cinque allevamenti di visoni attualmente ancora attivi in Italia (dove sono rinchiusi oltre 7.000 esemplari) ed altre cinque strutture senza animali dovranno essere smantellati, che saranno concessi indennizzi agli allevatori per un massimo di tre milioni di euro e fondi per la riconversione ecologica.
Con decreto del Ministero della Transizione ecologica e dei Ministeri dell'Agricoltura e della Salute, da emanare entro il 31 gennaio, saranno regolate inoltre le modalità per un'eventuale cessione, sterilizzazione e detenzione dei visoni in strutture preferibilmente gestite direttamente o in collaborazione con associazioni animaliste riconosciute. La misura consente in deroga agli allevamenti di mantenere gli animali già presenti nelle strutture ma non oltre il 30 giugno 2022.
«Si tratta di un importante passo verso un'economia davvero etica, verso una società davvero civile, verso il riconoscimento degli animali come esseri senzienti», commenta il presidente dell'Oipa, Massimo Comparotto. «Sono anni che ci battiamo per la chiusura degli allevamenti di animali da pelliccia ancora attivi in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Abruzzo, prevedendo il recupero e la riabilitazione degli animali. In questi stabilimenti gli animali vivono spesso in pessime condizioni igieniche e lo stress che subiscono dalla nascita all'uccisione è altissimo, costretti come sono a subire un'angusta cattività in scenari d'inferno. Allevamenti che ricordano i cosiddetti 'mercati umidi' cinesi come quello di Whuan, dove sembra appurato che si sia verificato il primo contagio da Sars-Cov-2 da animale selvatico a uomo. E infatti anche negli allevamenti dei visoni si sono avuti pericolosi focolai di Covid».