14 Feb, 2022 - 20:40

Ristori per medici deceduti: l'emendamento bocciato in Senato

Ristori per medici deceduti: l'emendamento bocciato in Senato
Ristori per medici deceduti: l'emendamento bocciato in Senato. Li abbiamo chiamati eroi. Li abbiamo applauditi dai nostri balconi ornati con cartelli andrà tutto bene. Abbiamo compianto la loro scomparsa e poi, dopo due anni, li abbiamo dimenticati.

389 medici morti di Covid

Sono i 389 medici deceduti di Covid, che soprattutto nella terribile prima ondata della primavera 2020 hanno lavorato nella totale impreparazione del sistema sanitario: senza dispositivi di protezione individuale, senza reparti e corsie dedicati, senza qualcuno che potesse dare loro il cambio.Persone che non hanno scelto di ammalarsi ma anzi hanno anteposto al loro benessere personale il dovere professionale. Sono, a tutti gli effetti, morti sul luogo di lavoro. 389 famiglie spezzate che per altro non avranno un uuro di ristori dallo Stato.

Medici deceduti: il Senato boccia l'emendamento sui ristori

L’ha deciso giovedì il Senato, dove l’emendamento che concedeva un sostegno economico a chi aveva perso un famigliare – e una fonte di reddito – è stato bocciato da una maggioranza trasversale.La norma presentata dalla senatrice della Lega Maria Cristina Cantù avrebbe dato un sostegno alle famiglie di tutti quei professionisti non dipendenti del Sistema sanitario nazionale e quindi esclusi il sistema di indennizzi garantiti dell'Inail. Medici di famiglia, liberi professionisti, specialisti ambulatoriali, odontoiatri,Ma Palazzo Madama ha detto no. Non ci sono coperture finanziarie. L’emendamento della senatrice Cantù è stato trasformato in un ordine del giorno che rinvia ancora una volta ogni decisione e passa la palla al Governo. Nel frattempo però ci sono quasi 400 famiglie per cui, a distanza di due anni, no non è andato tutto bene.Leggi anche: Fondo ristori medici, la CGIL punta il dito contro Ordine e MinisteroLeggi anche: Carenza medici infermieri, l’allarme dell’AmsiLeggi anche: Medicina generale e pandemia, fra limiti e possibilità 
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Aurora Vena
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