La giornata di ieri si era conclusa con l'attacco missilistico alla stazione ferroviaria di Kramatorsk, alimentando le reazioni sulla guerra Russia-Ucraina da tutto il mondo. La notte del 9 aprile si è aperta con l'ennesima invettiva del presidente Zelensky a cui Ursula von der Leyen e Josep Borrel hanno mostrato estrema vicinanza, aprendo le porte per l'ingresso dell'Ucraina nell'UE. Ecco la cronaca di sabato 9 aprile.
Non si placano nel frattempo le reazioni economiche contro la Russia. Standard and Poor's ha declassato il rating del debito russo in valuta estera a lungo termine da CC a SD, vale a dire in default selettivo, affermando:
"Non ci attendiamo che gli investitori siano in grado di convertire in dollari il pagamento effettuato in rubli, o che il governo sia in grado di convertire" i rubli in dollari durante il periodo di grazia di 30 giorni".
Nel frattempo, preoccupa sempre di più la situazione di Mariupol e del Mar d'Azov. In una dichiarazione congiunta, l'Organizzazione internazionale del lavoro e l'Organizzazione marittima internazionale si sono rivolti a Unhcr, Croce Rossa e a Medici senza frontiere per sottolineare l'importanza di un intervento umanitaria a difesa di circa 1000 marittimi bloccati nei porti ucraini. Si tratta di marinai e navi ucraine che necessiterebbero di nuovi rifornimenti per la propria sopravvivenza.
La minaccia russa delle armi chimiche alimenta le paure del popolo ucraino, al punto che l'organizzazione umanitaria americana Direct Relief ha informato il Wall Street Journal della richiesta di Kiev di un antidoto.
Si tratta di un farmaco chiamato atropina, di cui l'Ucraina pare abbia chiesto 220.000: il suo utilizzo è finalizzato a lottare contro gli effetti di armi chimiche come gli agenti nervini. Lo stesso farmaco era stato utilizzato nel 2017 in occasione della guerra civile in Siria.
In un nuovo videomessaggio, Volodymyr Zelensky ha voluto sottolineare i principali aspetti di forza di Mosca, esortando una reazione dell'Unione Europea. Nel suo discorso il presidente ucraino ha affermato:
"Sono le esportazioni di gas e petrolio a fare la parte del leone negli introiti della Russia e consentono alla sua leadership di credere nella propria impunità".
Un messaggio chiaro nel quale come anticipato è stata ribadita la richiesta all'UE di bloccare le importazioni di gas e petrolio russo.
L'unica nota positiva della giornata di ieri resta l'impegno dei soccorritori del popolo ucraino che attraverso i corridoi umanitari hanno evacuato 6665 civili; la conferma è arrivata dalla vicepremier del Paese, Iryna Vereshchuk, tramite un messaggio su Facebook.
Secondo i dati raccolti, da Mariupol sono stati liberati 1.614 cittadini mentre dalla regione di Zaporizhzhia sono giunte altre 3.544 persone. I restanti 1507 civili giungono invece dalla regione del Lugansk, a Est dell'Ucraina.
Qualche minuto dopo le notizie da Kramatorsk sottolineavano la crudeltà della condotta bellica russa. Secondo le autorità locali, le vittime sarebbero ora 52 in totale, tra cui si contano anche 5 bambini. Le vittime appartenevano tutte ad un gruppo di civili che stava provando a fuggire in treno dalla regione ucraina del Donetsk.
Non poteva mancare il solito messaggio notturno del presidente Zelensky che naturalmente non ha cambiato la propria linea. I fatti di Kramatorsk hanno alimentato e dato forza alla sua richiesta di processare Putin per crimini di guerra. Queste le parole del presidente:
"È un altro crimine di guerra dei russi e l'Ucraina si aspetta una dura risposta del mondo. Metteremo in campo ogni sforzo per scoprire chi ha fatto ciò, chi ha dato l'ordine, da dove è partito il missile, chi lo ha trasportato, chi ha disposto l'attacco e chi era d'accordo per farlo, così che siano individuati tutti i colpevoli".
Nel frattempo, in Ucraina è sempre più forte il timore di attacchi missilistici. Proprio per questo motivo, le autorità di Odessa hanno deciso di imporre il coprifuoco dalle 21 di sabato fino alle 6 di lunedì, ora locale.
L'ufficialità della decisione è arrivata nella notte tramite l'amministrazione militare regionale; nonostante ciò, al momento non ci sono segnali evidenti di un possibile sbarco russo nel Mar Nero.
Mentre la Russia non accenna a frenare le proprie intenzioni belliche, dagli USA arriva uno studio che sottolinea una diminuzione della potenza bellica di Putin. Secondo un alto funzionario della difesa degli Stati Uniti, diverse unità russe nel territorio ucraini sono state eliminate: la potenza di combattimento di Mosca sarebbe l'80% e l'85% dei livelli pre-invasione. Queste le sue parole:
"Abbiamo visto indicazioni di alcune unità che sono state letteralmente, a tutti gli effetti, eliminate".