Cosimo Di Lauro, chi è il capo clan della camorra che ha ispirato Genny Savastano nella serie televisiva "Gomorra". Il boss della camorra è morto questa mattina, 13 giugno 2022, nella casa di reclusione Milano Opera dove era detenuto al carcere duro dal 2005 quando fu arrestato durante la prima faida di Scampia a Napoli. Alle 7.10 la comunicazione all'avvocato difensore Saverio Senese: "Suo assistito è deceduto". Aveva 49 anni ed era recluso per 416 bis e omicidio. La difesa aveva chiesto più volte una perizia per turbe psichiche sospette. Sono ignote ancora le cause del decesso.
'Il principe', 'The designer don', ''o chiatto'. Cosimo Di Lauro, classe 1973, nella galassia del crimine organizzato di Napoli si era guadagnato un posto di primo piano ben prima di diventare il reggente dell’omonimo clan nel periodo in cui il quartiere di Scampia entrò nelle cronache internazionali per la cruenta lotta tra cosche legate al controllo di quella che era la piazza di spaccio più grande d'Europa. Il primo soprannome glielo avevano regalato i cronisti, anche perché era il primogenito di Paolo Di Lauro, detto 'Ciruzzo "o milionario", capoclan di quel quartiere dell'area Nord di Napoli che aveva creato un impero sullo spaccio di droga grazie ai suoi contatti nella penisola iberica che gli assicuravano fiumi di stupefacenti per alimentare la sua rete di pusher. Il secondo era legato alla sua passione di per abiti, accessori e oggetti firmati e vistosi. Quando Paolo Di Lauro divenne latitante, nel settembre 2002, la gestione della cosca passò naturalmente nelle mani di Cosimo, che centralizzò sempre di più l'affare droga, uno di quelli più redditizi del gruppo criminale, delegando nelle mani dei capi piazza il commercio al minuto in cambio del pagamento ai Di Lauro di una "tassa". A lui, secondo più di un pentito, si deve anche una epurazione interna, liquidando a colpo di agguati vecchi affiliati e sostituendoli con elementi più giovani e più violenti a lui fedeli.
L'epurazione che Di Cosimo avrebbe messo in atto all'interno del clan scatenò mugugni. Ad ottobre 2004 ci fu la ribellione di un gruppo legato a Cesare Pagano e Raffaele Amato, elementi di punta dei Di Lauro che diverranno poi noti come scissionisti e che alla nuova cosca da loro creata portarono in dote i contatti in Spagna per l'approvvigionamento di droga. Una sfida che nel giro di pochi mesi fece decine di morti a Napoli e che è ora nota come prima faida di Scampia, ispiratrice del romanzo di Roberto Saviano "Gomorra" e poi dell'omonima serie. Proprio nella serie, la figura di Genny Savastano, interpretata dall'attore Salvatore Esposito, sarebbe ispirata a Cosimo Di Lauro.
Il boss era stato arrestato il 21 gennaio 2005, nel rione denominato Terzo mondo del quartiere di Secondigliano, altro fortino della criminalità organizzata e della famiglia Di Lauro. Per impedire che fosse ammanettato contro le forze dell'ordine ci fu anche un lancio di oggetti dai balconi. Nove mesi più tardi venne arrestato anche il padre Paolo, nascosto in una casa poco lontano dall'abitazione di famiglia in via Cupa dell'Arco. Nel febbraio 2008, la condanna a 15 anni di carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso. Il 13 dicembre 2008 un ergastolo per aver ordinato l'omicidio di Gelsomina Verde, l'ex fidanzata di un affiliato passato dalla parte degli scissionisti, Gennaro Notturno, torturata e uccisa perché ne rivelasse il nascondiglio il 21 novembre 2004, il cui corpo venne dato alle fiamme. Di recente, Cosimo Di Lauro era stato condannato, sempre all'ergastolo, per gli omicidi di Raffaele Duro e Salvatore Panico, e di Federico Bizzarro, avvenuti a Mugnano prima della faida del 2004.
Per la morte nel carcere di Opera a Milano del boss Cosimo Di Lauro non si trascura alcune pista di indagine, dopo l'apertura di un fascicolo da parte dei pm meneghini. Al momento, si propende per un decesso dovuto a cause naturali in quanto nella cella di Lauro non sarebbero stati trovati elementi che facciano pensare a un suicidio o a una morte violenta. Non si escluderà in fase di indagine però, una ipotesi di morte per avvelenamento.