Mentre la rassegna stampa pullula di articoli sulle migliori spiagge italiane, c'è chi le spiagge potrebbe vederle solo con il binocolo. Nell'estate che dovrebbe segnare un cambio di passo sulle concessioni balneari, monta la protesta per i prezzi delle spiagge italiane con l'avvicinarsi del periodo vacanziero, unita alla scarsità di spiagge pubbliche libere.
Nemmeno le spiagge italiane sono esenti da rincari nella stagione estiva 2022, al punto che in diverse località italiane si sono verificate manifestazioni di protesta contro il caro-prezzi. Un rapporto di Legambiente certifica l'aumento delle concessioni sul demanio costiero nell'ultimo triennio: +9mila, ora sono 61.426 in totale. Circa un quinto sono stabilimenti balneari, i cui prezzi medi si aggirano sui 75 euro, ma ciò che più preoccupa è la crescente privatizzazione di un bene pubblico quale la spiaggia.
Ci sono dei casi estremamente singolari come quello di Posillipo, ovest di Napoli, dove l'unico tratto di spiaggia pubblica è stato contingentato in termini di accessi: solo 12 persone contemporaneamente possono accedervi. La Campania guida la classifica delle Regioni con meno spiagge pubbliche disponibili per i bagnanti (poco meno del 30%), e come dimostrano ordinanze come quella di cui sopra nemmeno liberamente accessibili. Più flessibile la situazione in altre regioni costiere come l'Emilia-Romagna e il Veneto. Assai diffusa la privatizzazione anche in Liguria, tuttavia il problema è che nessun Comune adotta una legge specifica promulgata nel 2008 e per chi non la rispetta non sono previste sanzioni.
Tra gli episodi di protesta più significativi figurano quelli di Ostia e di Napoli. Il primo, compiuto dal comitato "Mare Libero" è sfociato in violenza e aggressioni, mentre nel capoluogo partenopeo la protesta è stata pacifica attraverso l'impiego irriverente di kayak e canoe:
Un appello indirizzato al sindaco Gaetano Manfredi che ha stabilito il numero chiuso nelle spiagge libere fino al 21 settembre.