La Francia ha respinto la richiesta di estradare in Italia 10 ex terroristi militanti di estrema sinistra. Si tratta di otto uomini e due donne, che all'ombra della Torre Eiffel hanno avuto modo di sfuggire a condanne comminate dal nostro Paese.
Le 2 donne e gli 8 uomini hanno tutti un'età compresa fra i 61 e i 78 anni; sono accusati di reati legati al terrorismo negli Anni di piombo, e si rifugiarono in Francia a partire dagli anni ’70. Il più conosciuto dei dieci è Giorgio Pietrostefani, militante di Lotta Continua, che fu condannato in Italia come mandante dell'omicidio del commissario Luigi Calabresi. Pietrostefani, per motivi di salute non è mai comparso davanti ai giudici francesi da quando la procedura è ricominciata (primavera dell’anno scorso). In alcuni casi, la corte d’appello di Parigi, già interpellata in passato, aveva espresso un parere favorevole all’estradizione, negli anni ’90 e 2000. Ma poiché tale parere non si è mai concretizzato in un’effettiva esecuzione dell’estradizione, è considerato superato. Ma non è un caso isolato. Tre dei dieci ex militanti si trovano in questa situazione: Maurizio di Marzio, il più giovane, che in Francia si è rifatto una famiglia e fa il ristoratore, Roberta Cappelli, che lavora nel sociale, e Marina Petrella, assistente sociale. Tutti sono ex membri delle Brigate Rosse. Alle BR appartengono anche altre persone: Giovanni Alimonti, Sergio Tornaghi, Enzo Calvitti. L'estradizione era stata richiesta anche per Raffaele Ventura (Autonomia Operaia), Luigi Bergamin (Proletari armati) e per Narciso Manenti, membro dei Nuclei armati contropotere territoriale.
Per Jean-Louis Chalanset, avvocato di Enzo Calvitti, "è stata un po’ una sorpresa per tutti perché ci si aspettava un altro rinvio (...) Ma siamo molto contenti, è una decisione normale (...) Francia e Italia avevano una volontà comune, hanno fatto un accordo politico sull’estradizione di queste persone, ma la giustizia oggi ha dimostrato di essere indipendente dalla linea politica del governo". La procura transalpina ha adesso cinque giorni di tempo per presentare ricorso alla Corte di Cassazione.
Per il vicepresidente dei Forza Italia e del Partito popolare europeo Antonio Tajani la notizia è preoccupante, ed affida la sua reazione ai social: