Accadde oggi, 17 luglio 1918: il massacro dei Romanov. Si trattò dell'insieme di esecuzioni compiute dal nuovo potere sovietico bolscevico, contro i membri della famiglia imperiale dello Zar. Dalla rivoluzione rossa di ottobre del 1917 all'inizio del 1919, furono giustiziate circa 20 persone: uomini e donne. La strage riguardò un terzo dei membri adulti della famiglia imperiale, a partire dal deposto Zar Nicola II con tutta la sua famiglia e tutti coloro che li accompagnavano.
Secondo la versione ufficiale rilasciata dal governo rivoluzionario di Lenin, i componenti della famiglia imperiale russa vennero giustiziati da un plotone d'esecuzione per il timore che la città potesse essere occupata dal movimento dei cosiddetti rivoluzionari bianchi, ovvero: la famosa la Legione Cecoslovacca, che avrebbe certamente salvato l'intera famiglia dei Romanov diventata un imbarazzante problema politico.
Secondo diversi storici e ricercatori, l'ordine fu impartito da tre personaggi chiave: Lenin, Sverdlov e Dzerzinskij. I corpi dei membri della famiglia imperiale e dei loro servitori, vennero portati nella foresta di Koptjaki dove furono spogliati, mutilati, cosparsi di acido solforico e bruciati. Nel 1919 l'Armata Bianca avviò le ricerche dei corpi ma non individuò il luogo della loro sepoltura, concludendone che i resti potevano essere stati cremati e dispersi; dal momento che nell'area di Ganina Jama erano state trovate tracce di pire.
Nel 1979 e nel 2007 i resti dei corpi della famiglia imperiale vennero ritrovati in due tombe non segnate presso un campo chiamato Porosenkov. Le esecuzioni, secondo alcune fonti, furono commesse su ordine diretto di Lenin. Pur essendo informati del fatto che l'intera famiglia ha subito la stessa sorte del suo capo, i bolscevichi si limitarono ad annunciare la morte di Nicola II alla stampa dicendo che la moglie di Nicola Romanov e suo figlio erano stati inviati in un posto sicuro.
Il vero sito della sepoltura dei corpi dei Romaov fu scoperto nel 1979 da un ricercatore amatoriale; ma l'esistenza dei resti venne resa pubblica solo nel 1989, cioè nel periodo della glasnost, la politica di trasparenza voluta dall'allora leader sovietico Gorbaciov. L'identità dei resti fu confermata da indagini forensi del DNA. Successivamente, i corpi vennero sepolti di nuovo con tutti gli onori nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a San Pietroburgo nel 1998 con una cerimonia a cui parteciparono nostalgici e anticomunisti, e alla quale non presero parte le personalità chiave della chiesa ortodossa che discutevano sull'autenticità dei resti ritrovati.
In questa estate 2022, la storia su Radio Cusano Campus è all’interno di Prima che la notte…: appuntamento dalle 20.30 alle 22.30