Netflix, il colosso americano dello streaming, ha perso in soli 3 mesi 970.000 utenti. Sebbene per la piattaforma possa sembrare una tragedia, la situazione è davvero andata meglio del previsto per la piattaforma che ha reso successi mondiali titoli quali Stranger Things, Squid Game e La Casa de Papel.
Quasi un milione di abbonati in meno da aprile a giugno, che però sono la metà di quanti la creatura fondata da Reed Hastings pensava di perdere. Ad aprile la società aveva avvertito che avrebbe perso 2 milioni di clienti nel trimestre, scioccando il mercato e sollevando dubbi sulle sue prospettive di crescita a lungo termine. Dopo anni di crescita vertiginosa, il gruppo inizia ad accusare colpi, poiché i rivali, tra cui Walt Disney, Warner Bros Discovery e Apple, investono pesantemente nei propri servizi di streaming. Nonostante ciò Netflix rimane il servizio di streaming dominante in tutto il mondo, con quasi 221 milioni di abbonati globali a pagamento. Secondo un'analisi di JustWatch, negli Stati Uniti la quota di mercato di Netflix è scesa al 21%. È ormai a un'incollatura Amazon Prime Video (20%), che però beneficia del traino delle consegne gratuite. Più indietro HBO Max (15%), Disney+ (14%), Hulu (10%) ed Apple TV+ (6%). Sempre secondo JustWatch, la quota di Netflix in Italia è del 28%, simile a quella di Prime Video e quasi doppia rispetto a Disney+.
Houston, abbiamo un problema... di condivisione. Sono ormai troppi gli utenti che usano lo stesso abbonamento. La quota degli account condivisi, afferma Netflix, è rimasta stabile nel tempo. Ma adesso è davvero diventato un problema. I profili condivisi sono sempre stati tollerati perché, secondo la piattaforma, hanno aiutato ad alimentare la crescita. Nell'ottica del colosso americano, la promozione passa anche per queste strategie: concedere l'uso di account condivisi (amici, parenti, addirittura sconosciuti), per fagli "provare" l'esperienza Netflix e spingerlo a sottoscrivere un abbonamento proprio. La tattica funziona solo per un mercato in espansione ma, ora che lo streaming è una realtà consolidata a livello mondiale, i dubbi emergono. Tuttavia però, bloccare le condivisioni non sarebbe né fattibile né profittevole: Netflix sta cercando allora di monetizzarle. Come? Offrendo diversi tipi di abbonamenti, con costi più alti per gli account condivisi. Si tratta però di un percorso – ha ammesso la compagnia – che non produrrà effetti immediati.
Per far fronte all'emorragia costante di abbonati (nei primi tre mesi persi oltre 200mila clienti, cui si aggiungono i citati 970mila) Netflix sta valutando di ricorrere all'advertising. La pubblicità non sarà la soluzione a tutto questo, sia chiaro, ma è un tassello che Netflix reputa fondamentale per rispondere a queste esigenze. La società ha stretto una partnership con Microsoft, annunciata lo scorso aprile, e dovrebbe lanciare nuovi abbonamenti a basso costo per chi sia disposto a interrompere film e serie tv con degli spot. Abbassare il prezzo inoltre potrebbe attirare nuovi utenti e scoraggiare le condivisioni (con ritocchi al rialzo per account premium). Gli abbonamenti con la pubblicità potrebbero anche essere una vera ariete nei mercati in via di sviluppo (come l'Asia e l'America Latina), meno saturi e con più elevato potenziale di crescita. Introdurre la pubblicità però significa esporsi ai problemi pruriginosi che da anni si dibattono sulla raccolta massiccia dei dati personali dei consumatori per indirizzarli con annunci personalizzati più redditizi.