West Nile a Padova, 49 ricoveri e una donna morta a Venezia.
Cresce la preoccupazione per il virus in tutto il territorio.
Gli esperti, invitano a fare attenzione e a non ignorare i campanelli di allarme.
Nel padovano sono 49 i casi di West Nile accertati fino ad ora.
Il contagio dalla cosiddetta febbre del Nilo, sta mettendo sotto pressione l’azienda ospedaliera di Padova.
Il virus, viene generalmente trasmesso dalle zanzare del genere Culex agli uccelli, e solo occasionalmente viene trasmesso agli uomini.
Maggiormente radicato in alcuni Paesi europei e del bacino mediterraneo, da qualche mese a questa parte inizia a generare preoccupazione.
In poco più di 20 giorni, Padova è diventata epicentro del virus e sfortunatamente, a Venezia, si è registrato il primo decesso da febbre del Nilo. La donna è un’anziana di 84 anni di Mira, ricoverata in terapia intensiva da due settimane.
Tuttavia, nella maggior parte dei casi, le persone infettate non sviluppano alcun sintomo. Una piccola minoranza sviluppa febbre con sintomi come mal di testa, eruzione cutanea, dolori articolari e muscolari, mentre solo in rari casi, può sviluppare una malattia grave che colpisce il sistema nervoso centrale, come l’encefalite o la meningite, i cui sintomi più frequenti sono rigidità del collo, stato stuporoso, disorientamento.
Le persone più a rischio sono gli anziani e i soggetti immunodepressi o con altre patologie pregresse.
Il periodo di incubazione varia tra i 2 e i 14 giorni e può arrivare fino a 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario.
La struttura ospedaliera del padovano, sta fronteggiando una nuova emergenza.
Negli ultimi giorni, infatti, 19 pazienti positivi al virus sono stati soccorsi dall’ospedale, 12 sono attualmente ricoverati e 6 sono stati dimessi, mentre un altro è stato preso in carico a livello ambulatoriale.
Come ha confermato, il direttore generale dell’Ospedale, Giuseppe Dal Ben:
E ha continuato, aggiungendo:
Attualmente non esistono delle cure specifiche per questo tipo di influenza, ma nella maggior parte dei casi, i sintomi, regrediscono spontaneamente dopo qualche giorno, o al massimo, si protraggono per qualche settimana.
Fino ad ora, sono 3 i casi gravi ricoverati in terapia intensiva, mentre gli altri, con sintomi più modesti come febbre o encefalite lieve, stanno ricevendo le cure necessarie nei reparti Malattie infettive o di Neurologia.
Annamaria Cattelan, la direttrice del reparto, ha commentato:
Ed ha continuato, invitando tutti a prestare attenzione ai campanelli di allarme: