Roma, 2 settembre 2022. Secondo recenti dati ISTAT in UE il 20% del lavoro è svolto con modalità Smart working, in paesi come la Francia tale percentuale è ancora più alta. In Italia stiamo al di sotto della media europea, questo significa più consumo di energia per la mobilità e il riscaldamento, più traffico, più congestione dei mezzi pubblici. Abbiamo ministri della Repubblica che immaginano i lavoratori di concetto come lavativi da riportare in ufficio, sotto il controllo vigile dei loro dirigenti. Alcuni non hanno capito che sono i tempi e la qualità dei risultati raggiunti e non le pareti dell’ufficio e dirigenti-sorveglianti, a garantire produttività ed efficienza. Così si è espresso nella relazione di apertura Enrico Ferri, ordinario di Filosofia del Diritto e professore di lungo corso all’Unicusano, Ateneo che ha organizzato la decima edizione della SEA, al Castello Ladislao di Arpino (1/4 settembre).
Lavoro e insegnamento a distanza soluzioni sempre valide? Il prof. Ferri ci ha risposto in modo pungente:
Ma siamo preparati a questo cambio di passo? Sembra di no, se consideriamo che il lockdown ha trovato impreparate università e mondo del lavoro. Lo ha ribadito il prof. Maurizio Manzin dell’Università di Trento che ha sottolineato che Il passaggio dalla lezione orale tradizionale a quella telematica impone l’assunzione di nuovi linguaggi, così come un film rispetto ad una rappresentazione teatrale.
Bisogna ripensare i modelli didattici e lavorativi, sostiene nella sua relazione Massimo Russo uno degli informatici della Sapienza che ha gestito in prima linea l’emergenza Covid nel più grande Ateneo della Penisola. Che telematica e digitalizzazione siano parte del nostro destino è un dato largamente acquisito, anche come cittadini (ribadisce Giampaolo Fontana di Roma Tre) con l’introduzione della cittadinanza digitale, che implica fra l’altro la necessità di educare le nuove generazioni ad un uso consapevole, critico ed eticamente responsabile degli strumenti digitali.
Altro tema nevralgico emerso dalla Summer School è quello della tutela dei cittadini e delle persone dalla pervasività delle tecnologie: Mancano attualmente regole chiare per la privacy dello studente e del lavoratore. L’odierno quadro normativo, infatti, non permette di definire chiari spazi di protezione per lo studente e il lavoratore, così si è espresso Francesco Cirillo, giovane studioso napoletano, relatore in questa edizione della SEA. Anche nel campo della tutela delle persone dall’ingerenza delle tecnologie c’è molto da fare, sia a livello legislativo che politico. Bisogna adeguarsi con urgenza, ha detto questa mattina Giuseppe Cricenti, Consigliere in Cassazione e professore all’Università Cattolica di Tirana, anche perché, ha proseguito, il modello fordiano di produzione, che teneva rigidamente separati vita privata e lavoro è definitivamente tramontato e attraverso le nuove tecnologie questi due piani si incontrano favorendo produttività e vita privata.
Gli esperti della SEA, ingegneri, informatici, giuristi, politologi e filosofi hanno sottolineato le ampie prospettive del lavoro e dello studio attraverso le nuove tecniche, ma anche i ritardi legislativi e soprattutto culturali con i quali si è affrontata la nuova realtà del lavoro e dell’insegnamento per via telematica. I lavori proseguiranno fino a domenica con interventi di giuristi, informatici, politologi, economisti e filosofi.