Emergono nuovi dettagli nel corso della seconda udienza del processo per stupro di gruppo a Ciro Grillo e i suoi amici genovesi Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria, accusati di violenza ai danni di una ragazza italo-novergese e di una sua amica la notte tra il 16 e il 17 luglio del 2019. A Tempio Pausania, in Sardegna, dopo aver ascoltato le parole della madre Parvin Tadjik e di altri testimoni, che assicurano di non aver sentito o visto nulla di strano nella notte "incriminata", il difensore di parte civile tira fuori delle chat risalenti al 2017 che indicherebbero un precedente di Grillo Junior in Nuova Zelanda.
"Non ho sentito o visto nulla di anomalo": queste sarebbero state le parole della madre di Ciro Grillo, moglie del leader dei pentastellati, Parvin Tadjik, chiamata ieri a testimoniare nel corso del processo per stupro di gruppo a porte chiuse in cui è coinvolto anche suo figlio. Già in passato la donna aveva dichiarato di non aver notato nulla di ambiguo, nonostante la notte del presunto stupro dormisse nella casa accanto a quella dei giovani, da cui la separava solo un patio. Ma non è stata l'unica ad essere ascoltata dagli inquirenti, perché sul banco dei testimoni è salita anche un'amica della donna, Maria Cristina Stasia, ospite negli stessi giorni nella villetta di Porto Cervo, che ha affermato di aver visto una ragazza in accappatoio e con un asciugamano a turbante sulla testa nel patio della casa dove soggiornavano i ragazzi. Si tratterebbe di una delle due che ha poi denunciato i quattro per violenza: "Fumava tranquillamente, non sembrava in difficoltà e non ha chiesto aiuto", ha detto la donna in aula, secondo quanto riferito dagli avvocati della difesa.
Anche la colf della famiglia Grillo, che si occupa di tenere in ordine le villette del residence di Porto Cervo, ha confermato le due versioni precedenti, dichiarando di non aver notato niente di anomalo la notte tra il 16 e il 17 luglio del 2019, data a cui risalirebbero i fatti oggetto di controversia. Anzi, la colf avrebbe anche visto le due ragazze andare via in auto con due degli amici genovesi intorno alle 14.30 del 17 luglio: erano tranquille e non lasciavano trasparire alcuna inquietudine. Mentre i gestori del Caffè degli Artisti di Porto Cervo, dove le ragazze si erano recate a comprare le sigarette, e la farmacia dove la giovane italo-norvegese avrebbe acquistato la pillola del giorno dopo la mattina successiva, non ricordano nulla.
Dopo le testimonianze, il difensore di parte civile ha giocato la sua carta nascosta, tirando in ballo dei messaggi che non metterebbero proprio in buona luce Ciro Grillo. Si tratta di alcune chat risalenti al 2017, quando il giovane era in vacanza-studio al McLeans college di Auckland. Da lì avrebbe scritto "Ca**i durissimi in Nuova Zelanda", accompagnando il messaggio con un selfie. Ma non è tutto: perché parlando con un compagno e riferendosi al vicepreside Phil Goodyear, disse di voler prenderlo a schiaffi e avere rapporti con le figlie, conversazione ascoltata da un professore e riferita al vicepreside. Un siparietto che lo aveva messo nei guai, tanto da portare la madre a scrivergli:
E poi:
Una raccomandazione che non sembra essere stata colta del tutto dal giovane. Intanto Dario Romano, avvocato di parte civile che cura gli interessi delle due ragazze, ha affermato, al termine dell'udienza: "Nelle testimonianze di oggi sono emerse numerose contraddizioni che contesteremo, anche con produzione documentale, nelle prossime udienze. Non posso entrare nel merito, ma dire che non si sono sentite grida o che non ricordano di avere visto i ragazzi non ha alcuna rilevanza". La prossima udienza è stata fissata per il 19 ottobre.