Ai domiciliari il maresciallo della Guardia di finanza, Diego Scida e un suo amico imprenditore accusati di corruzione. Secondo l’indagine del Nucleo di Polizia delle Fiamme gialle, Scida acquisiva informazioni nelle banche dati per fornirle a Gabriele Sanlorenzo, che lo remunerava con un alloggio gratis.
Arresti domiciliari per l’imprenditore di Courmayeur Gabriele Sanlorenzo e per Diego Scida, maresciallo della Guardia di finanza in servizio alla tenenza del Gran San Bernardo, accusati di corruzione. Un rapporto di amicizia profondo che si è consolidato con il tempo, in questo modo viene definito dal giudice di Torino, Giulio Corato, il rapporto tra il maresciallo della Guardia di finanza, Diego Scida, 47 anni e l’imprenditore di Courmayeur Gabriele Sanlorenzo, 44 anni, entrambi agli arresti domiciliari da ieri mattina.
A eseguire l’ordinanza di custodia cautelare sono stati gli stessi colleghi di Scida, che per oltre un anno hanno svolto le indagini. L’accusa è di corruzione e di aver consultato il sistema informatico dell’amministrazione a fini personali. Reato che è di competenza della procura distrettuale antimafia di Torino. Il fascicolo relativo alle indagini che procede anche per eccesso abusivo ai sistemi informatici, è affidato al pubblico ministero Giovanni Caspani.
Per l’accusa, il sottufficiale della Guardia di Finanza avrebbe consultato in almeno 60 occasioni le banche dati, come quella della motorizzazione o di alcune banche, al fine di fornire informazioni richieste a scopo del tutto personale dal suo amico imprenditore. In cambio, il militare avrebbe avuto a sua disposizione, senza pagare l’affitto di un alloggio a Courmayeur di proprietà dell’imprenditore.
Gabriele Sanlorenzo, socio e amministratore della ditta di autonoleggio Mont Blanc Services, s.n.c., lo scorso Aprile era stato assolto dall’accusa di subappalto non autorizzato, nel processo sull’affidamento del servizio di trasporto taxi-bus per studenti gestito dal comune di Saint-Pierre.
Sanlorenzo viene definito dal giudice come "costantemente affaccendato a porre rimedio a ogni propria problematica per il tramite di scorciatoie in grado di garantire i migliori risultati nel minor tempo possibile". E per questo, secondo l’accusa si serviva dei favori che chiedeva al suo amico della Finanza. Il quale, sempre secondo gli inquirenti, non si tirava indietro e infatti per il giudice Scida era "costantemente impegnato a rispondere alle sollecitazioni illecite di Sanlorenzo, a carpire nell’ombra informazioni relative a persone giudicate in qualche misura meritevoli di un controllo".
Le indagini da parte della Guardia di finanza di Aosta partono nel 2021, a seguito di alcuni controlli sulla ditta di Gabriele Sanlorenzo. Ai militari non sfuggono i continui contatti tra l’imprenditore e il maresciallo. Un numero eccessivo, che ai colleghi di Scida stona e proprio da qui partono accertamenti più approfonditi.
Ed emerge che Diego Scida occupa un alloggio di proprietà di Sanlorenzo senza pagarne l’affitto, ma soprattutto si collega con le sue credenziali più e più volte ai sistemi informatici per acquisire informazioni non per lavoro, ma ai fini personali. Interrogato dal pm nel Marzo scorso, Scida ha detto di aver iniziato a usare l'alloggio nel Febbraio/Marzo del 2019.
Il tutto per fornire all’amico visure catastali, dati reddituali, targhe di auto, visure camerali o ancora contratti di affitto. Durante le indagini, i militari hanno anche accertato un prestito di 40 mila euro fatto da Scida all’amico. Sulla casuale del bonifico la dicitura: "prestito al mio migliore amico e fratello". Per gli inquirenti, però il prestito potrebbe assumere "un sapore di fornitura di capitali da impresa".
Del resto, è emerso che il maresciallo, seppur saltuariamente, svolgeva "attività lavorativa" proprio per la ditta di Sanlorenzo. E proprio quel prestito per il giudice "fornisce la misura dell’assai elevato grado di commissione di interessi tra privati e pubblici, con questi ultimi annichiliti e asserviti a secondi lavori divenuti preponderanti nella vita dello Scida".