Chi è Carlo Nordio, il nuovo Ministro della Giustizia, apparente a Fratelli d'Italia e voluto da Giorgia Meloni. Magistrato fuori dagli schemi correntizi, è stato presenzialista in tv e loquace sulla carta stampata, ma anche sempre pronto ad andare contro l’opinione dominante. Spina nel fianco dei suoi colleghi della procura di Milano, a cavallo di Tangentopoli.
Nato nel 1947 a Treviso, laureato in Giurisprudenza a Padova nel 1970, è procuratore di Venezia dal 1977, con la sua carriera politica che si è svolta tutta nel Veneto, divenuto, a seguito delle ultime elezioni, il suo collegio. Sia nel collegio plurinominale (che comprende per l’appunto Treviso, Padova e Venezia) che in quello uninominale (Treviso) è capolista per Fratelli d'Italia.
Tra i pochi magistrati apertamente di destra, nonostante abbia sempre preferito definirsi liberale, non si è mai sottratto a incarichi politici come, ad esempio, la presidenza della fallita commissione Castelli per la riforma del codice penale. I più lo avrebbero collocato nell’alveo di Forza Italia, ma il tramonto del berlusconismo non avrebbe potuto offrirgli un collegio sicuro, al contro Fratelli d’Italia gli ha permesso di conquistare il ministero della Giustizia.
In molti si chiedono se non sia troppo indipendente per un partito così rigorosamente gerarchico. Nel foro veneziano lo descrivono come "un magistrato anche troppo libero. Uno che non ha mai sgomitato, ma che nello stesso tempo si notava". Città, quella di Venezia, a cui ha legato la sua carriera e per la quale, fino a 65 anni, è rimasto sostituto procuratore. Solamente nel 2009 è diventato aggiunto e ha gestito la procura veneziana come facente funzioni nell’anno del pensionamento, nel 2017, prima della nomina del nuovo capo.
Non è mai stato definito uno stakanovista, con la luce del suo ufficio che spesso e volentieri alle 17:00 era spenta. "Sono del parere che un magistrato non debba mai lavorare troppo. Sa quanti magistrati stanchi ho visto commettere errori tremendi? Meglio prendersi del tempo, piuttosto che fare danni" ha dichiarato e ai colleghi più giovani consiglia "leggete qualche libro in più e qualche saggio giuridico in meno".
La sua cifra di oggi è quella del garantismo, ma l’etichetta non gli è stata sempre propria. Negli anni di Tangentopoli è stato tra quelli che hanno utilizzato in modo diffuso la custodia cautelare in carcere e ha firmato un documento insieme ad altri 200 magistrati contro le norme che restringevano la possibilità di disporla.
Solo anni dopo ha ammesso: "Anche io ho fatto i miei bravi arresti e i miei bravi errori giudiziari". A trent’anni di distanza, Nordio fissa il momento della svolta con un suicidio: un maestro di Treviso, da lui arrestato e poi scarcerato, che un mese dopo si è suicidato. "Mi portò a riflettere su quante misure cautelari potevano essere evitate".