Gastrite, alimenti dannosi: molte ma molte persone fino a contare quasi a un milione soffrono di gastrite: solitamente avvertono dolori addominali, nausea, crampi e vomito. Basta poco però per allontanare questo dannato problema, assumendo atteggiamenti diversi nei confronti del cibo: sicuramente un’alimentazione adeguata e alcuni accorgimenti, possono migliorare la qualità della vita, senza necessariamente ricorrere ai farmaci.
Quando sentiamo parlare di gastrite dobbiamo ricondurre questo termine a un'’infiammazione della mucosa gastrica, che colpisce le pareti interne dello stomaco.
Molto spesso la gastrite non si fa sentire, si presenta asintomatica e dopo un pò ci accorgiamo che qualcosa non va, al contrario ci sono anche molte persone che avvertono sin da subito dolore, bruciore o fastidio a livello addominale, nausea o vomito, sintomi tutti questi, che in modo ingannevole ci portano a pensare nella maggioranza dei casi che si tratta di indigestione, ma di indigestione non si tratta.
La gastrite può essere acuta forma acuta, quando cioè i sintomi si manifestano all'improvviso, ma così come si presentano, in tempi brevi si possono risolvere se trattati nella maniera giusta, ed essere cronica, quando assistiamo al suo sviluppo lentamente con sintomi lievi che però perdurano nel tempo.
E' chiaro che riconoscere da subito la sintomatologia è di grande aiuto per ricevere tempestivamente una diagnosi che se confermata da esami specifici ci richiede la prescrizione di una terapia adeguata.
Vediamo quali sono i fattori associati alla gastrite, e non ne sono pochi, anzi tra di essi riconosciamo:
Non si conoscono ancora le forme precise di contagio che sono ancora al vaglio dello studio scientifico. Quel che si è constatato è che la trasmissione più probabile è quella che avviene da persona a persona: un contatto diretto per via orale, o oro-fecale possono rappresentarne la causa. A rafforzare questa è il rinvenimento del batterio sia nelle feci che nella saliva.
La gastrite però è legata anche a una sua variante, quella che noi chiamiamo gastrite nervosa. Essa si manifesta di conseguenza a stati d’ansia, stress, preoccupazioni o anche ad un malessere psicologico molto intenso, come quello che segue la perdita di una persona cara.
L'altra variante esistente è di origine infettiva, che colpisce spesso persone giovani, è quella determinata dall’Epstein Barr Virus (EBV), lo stesso microrganismo responsabile della mononucleosi o malattia del bacio.
Una gastrite infettiva, che raramente si manifesta, infatti sono pochissimi i casi, è invece quella che può comparire in persone infettate dal Treponema pallidum, il batterio responsabile della sifilide.
Una gastrite più o meno severa affligge anche chi soffre di malattia di Crohn o di altre malattie infiammatorie croniche intestinali (soprattutto dopo l’esecuzione di un intervento chirurgico a livello del tubo digerente) e, seppur rare, esistono anche forme autoimmuni di gastrite.
Per curare la gastrite è sempre necessaria una diagnosi precisa del medico. In genere è sufficiente un’anamnesi dettagliata basata sui sintomi riferiti dal paziente, ma in alcuni casi è necessario indagare meglio con esami obiettivi specifici. Una volta individuate le cause, sarà il medico stesso a prescrivere la terapia farmacologica più adatta, associandola a un piano dietetico mirato.
Anche l'alimentazione fa sicuramente la sua parte, infatti l’insorgenza del disturbo può essere facilitata da scorrette abitudini alimentari che, se opportunamente corrette, portano a far scomparire i sintomi evitando che ricompaiano in modo recidivo.
Di seguito una lista di cibo da non assumere nel caso di una gastrite cha assume una forma acuta:
Qui di seguito invece si propone la lista dei cibi che possono essere assunti anche regolarmente perché non recano nessun danno:
Il problema gastrite va combattuto soprattutto a tavola, una volta assodato quali sono i cibi che si possono consumare, ebbene sottolineare anche quali sono gli atteggiamenti giusti da adottare.
Se il medico, ritiene dopo aver visionato gli esami e fatto attente valutazione che per migliorare la situazione è "solo sufficiente" seguire i consigli alimentari aggiungendo farmaci sintomatici al bisogno, allora al bisogno, viene consigliata l’assunzione di farmaci antiacidi e procinetici che, attenuando l’acidità di stomaco e facilitandone lo svuotamento, rendono la digestione più rapida e serena, riducendo anche l’eventuale gonfiore addominale.
Se, però sempre dopo attende valutazioni il medico ritiene che all’origine della gastrite ci sono problematiche ben precise (ad esempio un’infezione da Helicobacter pylori), allora è necessaria una terapia con antibiotici in grado di eliminare il batterio dall’apparato digerente nell’arco di 7-14 giorni.
Tra le gastriti da gestire in modo più delicato ci sono quelle riconducibili ai farmaci, cioè quelli indotti da farmaci antinfiammatori o da altri medicinali irritanti per le pareti dello stomaco.
Nella fattispecie, il medico dovrà valutare se è possibile ridurre il dosaggio o prevedere un’assunzione intermittente del farmaco a rischio a cui sarà necessario abbinare sempre farmaci gastroprotettori, in grado di limitarne l’azione lesiva sulla mucosa gastrica.
La gastrite deve essere necessariamente trattata, perchè al contrario porterebbe all'insorgenza di gravi complicanze, quali:
Ci sono casi in cui, la gastrite può essere associata anche all’infezione di un batterio, l’Helicobacter pilori che, se non curata con antibiotici opportuni, può portare alla formazione di ulcera gastrica. Helicobacter pylori è il microrganismo responsabile, o comunque coinvolto, nell’insorgenza della maggioranza dei casi di malattia da reflusso gastroesofageo e ulcera gastrica.
Come ci si contagia, ma soprattutto come lo possiamo debellare?
Il batterio ha una conformazione a spirale (da Helicobacter), e infetta soprattutto il piloro (pylori), il tratto di passaggio dallo stomaco all’intestino. E' piccolo tant'è che ha una lunghezza di pochi micron ed è dotato di flagelli, (piccole code) che gli consentono di muoversi, ed andare ad insidiare la mucosa gastrica.
Dà luogo a una infiammazione che sviluppa lentamente, ma finisce col danneggiare le cellule del rivestimento gastrico più interno. E’ il principale fattore scatenante dell’ulcera gastrica e duodenale.
Contiene un enzima, l’ureasi, in grado di trasformare l’urea presente nello stomaco in ammoniaca e acido carbonico, i quali annientano in buona parte l’acidità dei succhi gastrici che di per sé contrasterebbero il batterio. L’Helicobacter pylori in questo modo si crea un ambiente tutto suo dove può tranquillamente proliferare.