L’udienza nei confronti di Patrick George Zaki, lo studente egiziano detenuto nelle carceri di Tora e Mansoura (Egitto) da 22 mesi, è stata aggiornata al prossimo 28 febbraio. Amnesty però non ci sta e difende il giovane in quanto avrebbe agito solo per difendere la sua comunità.
Patrick George Zaki è uno studente iscritto al Master in studi sulla parità di genere Gemma dell’Alma Mater di Bologna. Nato a Mansoura, in Egitto, il 16 giugno 1991 da genitori di religione cristiana copta, Zaki si è trasferito a vivere nel capoluogo emiliano per frequentare l’Università.
Il 7 febbraio 2020 stava rientrando in Egitto da Bologna per andare a trovare la famiglia in occasione delle vacanze. Quando arriva all’aeroporto del Cairo viene fermato dalle autorità egiziane.
Secondo quanto riportato da alcune Ong e dai legali, lo studente viene torturato durante un interrogatorio durante il quale gli viene chiesto del suo lavoro, del suo attivismo per la comunità Lgbt e della sua collaborazione con l’Ong egiziana Eipr. La formalizzazione dell’arresto viene fatta il giorno seguente, l’8 febbraio 2020, quando il ricercatore compare a Mansoura, sua città natale, in arresto.
Le accuse che gli vengono rivolte sono di istigazione alla violenza, alle proteste, al terrorismo e gestione di un account social che avrebbe come scopo quello di minare la sicurezza pubblica.
Patrich Zaki ha confermato le ultime news sulla sua situazione, tramite un tweet pubblicato sul suo profilo ufficiale che recita:
Il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury, ha rilasciato alcune dichiarazioni sull’udienza aggiornata, sottolineando la poca utilità dell'incontro avvenuto tra Meloni e Al Sisi: