É emerso un quadro preoccupante in diverse strutture sanitarie e socio-assistenziali pubbliche e private su tutto il territorio nazionale, dove sono stati scoperti e segnalati 165 sanitari irregolari in ospedali e Rsa da parte Carabinieri dei Nas. I servizi di controllo, d'intesa con il Ministero della Salute, erano stati attivati dalla metà del mese di novembre.
In numerose strutture, per sopperire alla carenza di personale e garantire l'erogazione minima dei servizi di cura ed assistenza, ricorrono sempre più spesso a contratti di appalto per avvalersi di professionalità sanitarie forniti da società esterne, solitamente riconducibili a cooperative, non sempre in regola. I militari hanno effettuato 1.934 accessi a strutture sanitarie, monitorando 637 imprese/cooperative private e verificando l'idoneità di oltre 11.600 figure tra medici (13%), infermieri (25%) e altre professioni sanitarie (62%) (operatori socioassistenziali, tecnici di laboratorio e figure similari).
Sono quindi emersi diversi casi di esercizio abusivo della professione (43 operatori), in particolare riguardanti lo svolgimento di attività infermieristiche in assenza di iscrizione all'albo e senza il riconoscimento dei titoli acquisiti all'estero, frequentemente favorite dalla mancanza di verifica preliminare da parte dei responsabili delle cooperative. Numerose, inoltre, le violazioni evidenziate dai Nas circa l'impiego di figure sanitarie esterne, collocate in attività lavorativa senza l'adeguata formazione sulla tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro; sono state accertate e contestate anche violazioni per carenze autorizzative, funzionali e strutturali che hanno determinato, nei casi più gravi, la chiusura di 5 strutture socio-sanitarie.
I Nas infatti segnalato complessivamente 205 persone, tra responsabili di cooperative, titolari di strutture sanitarie ed operatori sanitari, di cui 83 all'autorità giudiziaria e 122 a quella amministrativa. In particolare, sono stati deferiti 8 titolari di cooperative per l'ipotesi di reato di frode ed inadempimento nelle pubbliche forniture ritenuti responsabili di aver inviato personale in attività di assistenza ausiliaria presso ospedali pubblici, in numero inferiore rispetto a quello previsto dalle condizioni contrattuali con l'Azienda sanitaria. O hanno impiegato semplice personale ausiliario, privo del prescritto titolo abilitativo, anzichè figure professionali socio-sanitarie (o.s.s.) e, infine, personale medico non specializzato per l'incarico da ricoprire.
Durante le ispezioni i Carabinieri hanno riscontrato la fornitura di medici da parte di cooperative con età anagrafica superiore a quella stabilita contrattualmente - anche sopra i 70 anni - e l'impiego esternalizzato di risorse umane non adatto a esigenze di specifici reparti ospedalieri, come la fornitura presso reparti di "ostetricia e ginecologia" di personale sanitario, tra cui medici generici, non formato a gestire parti cesarei o, ancora, personale medico da impiegare presso il pronto soccorso non specializzato in "medicina di urgenza".