Al quinto Consiglio Ue tra i ministri dell'Energia in poco meno di un mese è stato finalmente raggiunto il compromesso che l'Italia attendeva con impazienza: il price cap al gas si farà nel 2023.
Vinta con fatica la resistenza dei Paesi storicamente più dubbiosi o contrari, a cominciare dalla Germania e dall'Olanda, a dare l'annuncio in grande stile è il portavoce del presidente della Repubblica Ceca, la quale conclude con il botto il semestre alla presidenza dell'Unione Europea.
Stando alle prime indiscrezioni, il tetto al prezzo dovrebbe aggirarsi sui 180 euro/MWh. Il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha parlato di "vittoria italiana" ai microfoni dei cronisti presenti a margine della riunione:
Dopo una lunghissima trattativa andata avanti per oltre sei mesi, ma intensificatasi negli ultimi due, l'Ue ha approvato il documento che sancisce l'introduzione del price cap al gas a partire dal 2023. La bozza, che non è stata ancora pubblicata, illustra l'entrata in vigore del provvedimento a partire dal 15 febbraio.
Confermati i paletti che determineranno lo scatto del meccanismo: sì al differenziale tra l'indice olandese Ttf e gli indici globali di mercato (35 euro), sì al superamento della soglia per almeno tre giorni consecutivi. Per il semaforo verde era necessaria la maggioranza qualificata e decisivo si è rivelato il voto favorevole della Germania, mentre l'Ungheria ha mantenuto il suo "no" con Olanda e Austria che hanno confermato la propria astensione.
Jozef Sikela, ministro dell'Industria della Repubblica Ceca e presidente di turno dell'Ue, non ha nascosto la sua soddisfazione per quanto successo durante il Consiglio odierno:
Stessa linea per la ministra dell'Energia del Belgio, Tinne Van der Straeten, la quale ha commentato:
Giorgia Meloni, a margine della cerimonia per la festa ebraica Hannukkah, ha quindi aggiunto:
Da segnalare, invece, la posizione dell'Ungheria che ha invece votato contro l'accordo. Per voce di Peter Szijjarto, ministro degli Esteri ungherese, il paese ha giustificato la scelta richiamando la volontà di rimanere flessibili in caso di eventuali modifiche al contratto di fornitura con la Russia:
Infine, Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino, ha etichettato come "inaccettabile" l'annuncio dell'accordo sul price cap, definito come una "distorsione del mercato".